Dal suo arrivo alla città di New York domenica scorsa, per prendere parte alle attività del maggiore ente dell’organismo multilaterale, il mandatario ha sostenuto quasi una ventina di incontri bilaterali, ha pronunciato vari discorsi ed ha dialogato con statunitensi interessati nell’avvicinamento al paese caraibico.
Nel dibattito di alto livello dell’Assemblea Generale, dove il dignitario ha assicurato che si manifestava con la voce dell’isola, varie nazioni hanno espresso il rifiuto al bloqueo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba da più di 55 anni.
Uno dei leader mondiali per rinnovare la domanda di mettere fine al bloqueo, e che inoltre si è riunito con Diaz-Canel, è stato il presidente della Namibia, Hage Geingob, che ha qualificato questa politica come un meccanismo “antiquato, inefficace e controproducente”.
Il presidente del Panama, Juan Carlos Varela, ha ricordato come nel 2015, il suo paese è stato l’anfitrione dell’avvicinamento storico tra Cuba e gli Stati Uniti, e nell’Assemblea Generale ha sollecitato che si riprenda questo cammino, che purtroppo attualmente è stato abbandonato.
Inoltre, ha fatto un appello affinché si riconoscano i passi fatti dal Governo de L’Avana per l’apertura del suo sistema economico, situazione positiva per i cubani e per lo sviluppo economico e sociale dell’isola.
Da parte sua, il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha reiterato l’appoggio al suo omologo cubano, ed ha ricordato l’offerta storica del territorio sud-americano all’isola caraibica, nella sua lotta contro il bloqueo, in un incontro bilaterale, nel quale hanno abbordato la necessità di fortificare l’integrazione regionale.
Questo 26 settembre, quando Diaz-Canel ha terminato il suo intervento nel dibattito generale, rappresentanti di vari paesi sono arrivati a salutare il capo di Stato, che ha denunciato la persistenza del bloqueo ed ha chiesto unità per affrontare le sfide globali.
Ma le dimostrazioni di maggiore ammirazione e riconoscimento alla nazione antillana sono arrivati ieri sera, fuori dalla cerimonia e dalla diplomazia dell’ONU, all’interno di una chiesa mitica ubicata nel quartiere newyorchese di Harlem.
“Cuba sì, bloqueo no!”, è stato un grido che ha rimbombato varie volte all’interno della chiesa Riverside, la stessa edificazione che ha accolto il leader storico della Rivoluzione cubana nell’anno 2000, Fidel Castro, e nella stessa, Diaz-Canel è stato accompagnato dal suo collega venezuelano, Nicolas Maduro.
Una gran ovazione ha salutato l’arrivo in chiesa del presidente cubano, che ha assicurato essere in presenza, dirigendosi all’auditorium, di “sorelle e fratelli, amiche ed amici”, ed ha detto che la maggiore delle Antille deve molto alla solidarietà, includendo quella di migliaia di persone negli Stati Uniti.
In quell’incontro, organizzato col nome di “Cuba parla per sé stessa”, Diaz-Canel ha confermato il compromesso infrangibile della Rivoluzione cubana “con la causa della giustizia e del diritto dei popoli a sognare ed a raggiungere un mondo migliore, che è possibile”.
Ha anche sostenuto che potrebbe considerarsi la chiesa Riverside il luogo di nascita del programma che ha portato i giovani statunitensi dei distretti più umili a studiare nella Scuola Latinoamericana di Medicina fondata nell’isola nel 1999.
Da parte sua, una delle presentatrici della giornata ed attiva lottatrice a beneficio della fine del bloqueo contro Cuba, Gail Walker, ha sottolineato che con la presenza di Diaz-Canel nell’edificazione si pensava necessariamente alla visita di Fidel Castro.
La direttrice esecutiva della Fondazione Inter-religiosa per l’Organizzazione Comunitaria Pastori per la Pace, ha risaltato il fatto che Diaz-Canel è stato ricevuto con amore e rispetto dalla gente di Harlem e degli Stati Uniti, nonostante quello che dica il Governo nordamericano, ed ha dichiarato di avere una meravigliosa relazione col dignitario cubano.
Per noi, Cuba ci insegna una strada, ed avere qui il suo rappresentante ha un gran significato, si tenta di approfittare dell’opportunità affinché il numero più ampio di persone conosca la Rivoluzione dell’isola, ha affermato a Prensa Latina un altro dei partecipanti all’atto solidale, Martin Koppel.
Davanti a tali espressioni di ammirazione, in una festa nella quale le emozioni si sono ripetute continuamente, il presidente cubano è stato contento di essere a Riverside, dove più di una volta hanno abbracciato sinceramente Fidel e con lui Cuba, a nome della parte migliore del popolo statunitense. Per questi momenti e per tutto ciò, la prima cosa che voglio dire è: grazie!”.
Martha Andres Roman, corrispondente di Prensa Latina negli USA