In questo senso, Mohamed Mazen Alì Yousef, ministro dell’industria, ha informato che di 6000 aziende in funzione a principio di quest’anno, la cifra attualmente è aumentata a 11400, comprese sia quelle del settore pubblico che quelle del privato.
Le zone industriali del paese, che praticamente rifornivano la nazione e permettevano esportazioni, arrivano a coprire solamente quasi il 65% del Prodotto Interno Lordo (PIL) rispetto al periodo anteriore della crisi.
Le cause della devastazione dell’industria non sono solo per la guerra terroristica ma anche per il feroce blocco economico e commerciale che hanno imposto gli Stati Uniti e l’Unione Europea alla Siria dal 2011.
Il blocco e le sanzioni includono, oltre ad aziende del settore industriale, anche personalità, dirigenti ed imprenditori siriani col congelamento di conti bancari, limitazione alle importazioni tecnologiche, dei pezzi di ricambio e delle materia prime, tra le altre.
Tale situazione sottrae liquidità al paese, che non può effettuare operazioni in dollari e perfino di imprimere la moneta nazionale in Europa, dove alcuni dei paesi non hanno inviato a Siria quelle che sono state fabbricate prima, secondo gli accordi stabiliti.
Nella tappa ricostruttiva, dopo le vittorie dell’Esercito siriano e la liberazione di circa il 92% del territorio, la sfida è enorme quando si deve compensare ad un altro settore economico importante come l’agricoltura, che rappresentava prima della crisi il 26% del PIL.
I veti alle transazioni commerciali e che colpiscono allo stesso modo l’industria ed il resto dei settori, obbligano alla ricerca di nuovi mercati dal momento che fino al 2011 le principali vie per l’esportazione erano Arabia Saudita, Francia e Turchia, come le più importanti ed ora completamente inesistenti.
Per il governo avanzare in questo campo è non una sfida impossibile ma si può risolvere solo a medio ed a lungo termine; a tutto ciò si sommano anche i compiti di ricostruire l’infrastruttura nelle principali città ed ampliare la somministrazione di energia elettrica, tra le linee chiavi del lavoro.
Pedro Garcia Hernandez, corrispondente di Prensa Latina in Siria