martedì 26 Novembre 2024
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La pace è stata buttata nel precipizio in Colombia

Il governo della Colombia continua aggiungendo inconvenienti alla già fragile pace del paese. Così pensano personalità di un ampio spettro politico, accademici, congressisti, leader della società civile e vittime del lungo conflitto armato, dopo l'obiezione presentata dal presidente Ivan Duque alla legge statutaria della Giustizia Speciale di Pace (JEP). 

 
Nella notte del 10 marzo ha causato rabbia nel paese la decisione annunciata da Duque di impugnare sei articoli della legge statutaria della JEP, cuore dell’Accordo negoziato a L’Avana tra lo Stato e le allora Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo. 
 
Immediatamente si sono inondate le reti sociali di opinioni discrepanti con la posizione governativa e di voci di allarme per quello che può sopravvenire a partire dall’obiezione alla JEP. 
 
“Hanno distrutto gli accordi di pace; congratulazioni all’ignoranza; tristezza per i nostri figli e nipoti”, ha dichiarato il leader del movimento Colombia Umana ed ex candidato presidenziale, Gustavo Petro. 
 
Coincidente con questo punto di vista, la senatrice dell’Unione Patriottica, Aida Avella, si è dispiaciuta che cattivi consiglieri hanno convinto il presidente a far ritornare il paese alle epoche violente. 
 
All’alba dell’11 marzo, a poche ore da quello che è visto in Colombia come un momento di marcata retrocessione storica e di attivazione degli odi e della polarizzazione, più di un centinaio di ex ministri, legislatori ed ex negoziatori della pace hanno optato per scrivere al segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres. 
 
I firmatari hanno accusato Duque di ledere gravemente l’Accordo di Pace e di propinare soprattutto un golpe demolitore ai sette milioni di vittime della guerra in Colombia. 
 
Hanno chiesto, inoltre, all’ONU di mantenere una stretta vigilanza sulla situazione del paese perché considerano che si apre uno scenario di rischi e di mancanza di strumenti giuridici che favoriscono l’impunità. 
 
Hanno sottoscritto il testo diretto a Guterres 17 ex ministri, un ex vicepresidente e 33 congressisti dei partiti Liberale, dell’Unità Nazionale, Polo Democratico, Alleanza Verde, Colombia Umana e Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune (FARC). 
 
Perfino il procuratore generale, Fernando Carrillo, ha dichiarato visibilmente alterato che Duque ha ignorato apertamente il ruolo della Corte Costituzionale. 
 
La Legge Statutaria della JEP aveva ricevuto gli avalli del Congresso della Repubblica e della Corte Costituzionale, e mancava unicamente per la sua promulgazione la firma presidenziale. 
 
Nel momento che Duque l’ha impugnata, ritorna ad un lungo tramite nello scenario legislativo, oltre all’annuncio addizionale della preparazione di una riforma costituzionale per fare cambiamenti alla JEP, che manderebbe all’aria quanto pattuito a L’Avana dopo cinque anni di intensa negoziazione, sottolineano gli analisti. 
 
“Voglio dire al paese che la costruzione della JEP è stato un lavoro serio, di professionisti etici e con esperienza. Quelli che abbiamo firmato l’accordo contavamo con che la giustizia di transizione porterebbe una vita migliore per il paese e questo Governo si sta incaricando di danneggiare tutto ciò”, ha commentato la senatrice del FARC, Victoria Sandino. 
 
I politici colombiani enfatizzano che dietro l’obiezione alla JEP rimane in forte evidenzia lo sdegno di un governo verso i compromessi di Stato contratti con migliaia di guerriglieri che hanno lasciato le armi perché si sono fidati della parola di questo Stato e nella possibilità reale di pace. 
 
Le paure delle Nazioni Unite non sono differenti a quelle di molti colombiani che vedono nell’ultima decisione presidenziale un possibile ritorno alla guerra ed un nuovo capitolo di polarizzazione e di radicalizzazione delle posizioni della destra. 
 
Tania Peña, corrispondente di Prensa Latina in Colombia 

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