Anteriormente, il 4 marzo 1960, forti esplosioni nella nave a vapore francese La Coubre, che trasportava armi ed approvvigionamenti per l’isola minacciata dagli Stati Uniti, avevano provocato decine di vittime tra marinai (cubani e stranieri), stivatori, pompieri, poliziotti e cittadini.
È stato il peggiore dei molti attentati terroristi perpetrati contro l’isola e contro il suo processo rivoluzionario, con la CIA come responsabile, e la mano sporca di gruppi controrivoluzionari esecutori in molte di quelle azioni.
Un giorno dopo, il 5 marzo, nell’addio di dolore, Fidel Castro ha detto davanti alla moltitudine: “Per Cuba non esiste un’altra alternativa che quella di Patria o Morte”.
Era uno slogan di continuità, come quello che i mambises cubani gridavano quando caricavano con il machete contro i colonialisti spagnoli: “Indipendenza o Morte!”.
Mesi più tardi, in giugno del 1960, durante la chiusura del Primo Congresso della Federazione Nazionale dei Lavoratori dei Negozi di Barbiere e Parrucchiere, il leader cubano ha concluso il suo intervento con la frase: Patria o Morte, Vinceremo!
Per decadi è stata la chiusura dei suoi discorsi, tanto nella Piazza della Rivoluzione de L’Avana, come in altre piazze e scenari del paese; anche fuori da Cuba.
È stata usata anche da altri dirigenti dell’isola, ma anche da uomini e donne con responsabilità di diverso tipo, perfino nella base e nei quartieri, dai semplici cittadini.
Il 22 dicembre 1961 è stata una delle poche occasioni in cui il leader cubano ha aggiunto altre parole a Patria o Morte, Vinceremo. È stata nella concentrazione nella Piazza della Rivoluzione de L’Avana, quando Cuba si è proclamata libera dall’analfabetismo.
È accaduto dopo un’epopea educativa che ha mobilitato gli studenti per mesi, molti di loro adolescenti, e lavoratori, per insegnare a leggere ed a scrivere a centinaia di migliaia di compatrioti, nella loro maggioranza contadini.
Quel giorno Fidel Castro ha detto concludendo il suo discorso: Patria o Morte! Abbiamo già vinto, e continueremo a vincere!
Vinceremo ha lo stesso senso della frase che ha immortalato Ernesto Che Guevara nella sua lettera di addio a Fidel Castro ed ai cubani, quando decise che altre terre del mondo avevano bisogno del suo braccio guerrigliero.
La missiva del mitico comandante guerrigliero argentino-cubano concludeva con quello che è diventato uno slogan famosissimo : “Hasta la victoria siempre!”, ripetuto a Cuba e nel mondo intero.
Orlando Oramas Leon, giornalista di Prensa Latina