lunedì 25 Novembre 2024
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L’Economia sotto i riflettori del Partito Comunista di Cuba

Il rafforzamento dell'economia come elemento fondamentale per il progresso del progetto socialista a Cuba costituisce oggi, alle porte dell'Ottavo Congresso del Partito Comunista (PCC), una priorità per quell'organizzazione.

 

La questione è stata uno degli assi principali dei congressi a partire dal quinto, svoltosi tra l’8 e il 10 ottobre 1997, appuntamento che ha affrontato l’evoluzione in quest’area dal 1991, dopo la crisi generata dalla scomparsa del campo socialista e l’Unione Sovietica, principale fornitore e mercato della nazione caraibica.

 

Il V Congresso del PCC delineò la politica economica nella fase di ripresa di quel periodo, definito “speciale”, e le prospettive, in uno scenario segnato dall’applicazione della Legge Helms-Burton, approvata nel marzo 1996 dagli Stati Uniti, con cui imposero maggior rigore all’extraterritorialità del bloqueo sull’isola.

 

Cuba stava allora affrontando una guerra economica caratterizzata dalle pressioni di Washington sui governi e sulle organizzazioni internazionali, mentre si sforzava di fermare il declino della sua economia e poi di procedere verso la crescita.

 

A tal fine, ha apportato modifiche come la depenalizzazione del dollaro e l’autorizzazione all’ingresso delle rimesse, insieme all’ampliamento dell’esercizio del lavoro autonomo.

 

Allo stesso modo, ha optato per il turismo e la creazione di unità di produzione cooperativa di base.

 

Ha inoltre incentivato gli investimenti esteri e applicato misure per risanare le finanze.

 

I dibattiti della Risoluzione Economica del V Congresso erano diretti all’analisi dell’attuazione di queste ed altre decisioni che permettevano di riattivare gradualmente l’economia senza perdere l’essenza socialista; oltre a valutarne l’impatto in ambito ideologico.

 

Allo stesso modo, hanno definito che negli anni successivi gli sforzi avrebbero dovuto concentrarsi sull’efficienza, la diversificazione degli investimenti, la sostituzione delle importazioni, il risparmio, il raggiungimento di una maggiore qualità delle produzioni nazionali e la richiesta di migliori prestazioni dal sistema aziendale.

 

“Questo congresso deve trasformare in realtà questa consapevolezza (…) sui compiti economici”, ha sottolineato in chiusura dell’incontro l’allora primo segretario del PCC, Fidel Castro, aggiungendo che i compiti economici sono indissolubilmente legati alla politica, un’idea attuale nei successivi incontri di partito.

 

Nel frattempo, il documento Il Partito dell’Unità, della Democrazia e dei Diritti Umani che Difendiamo, che è diventato una Risoluzione Politica del Quinto Congresso, è stato sottoposto a un processo di consultazione preliminare, a cui hanno partecipato sei milioni e mezzo di cubani. L’essenza di questo materiale, il fatto che la Rivoluzione cubana sia una sola dal 1868, è stata argomentata nelle sue pagine ed è stata difesa dalla popolazione che è intervenuta nelle discussioni per riaffermare i principi di indipendenza e sovranità nazionale, giustizia sociale e fratellanza che hanno presieduto le sue lotte storiche.

 

“Oggi è più chiaro che mai che Rivoluzione, Patria e Socialismo sono la stessa cosa”, dice la Risoluzione, aggiungendo che “a Cuba non ci sarà restaurazione del capitalismo perché la Rivoluzione non sarà mai sconfitta”.

 

Il documento sottolinea l’importanza dell’unità popolare, in particolare per affrontare le aggressioni degli Stati Uniti.

 

“Il popolo cubano ha deciso di avere un partito unico proprio per raggiungere l’unità nazionale rivoluzionaria, senza la quale sarebbe impossibile per lui difendere la sua Patria libera, democratica e socialista”, dice il documento.

 

Quella missione di salvaguardia del sistema politico ed economico assegnata al PCC è stata ribadita da Fidel Castro durante la chiusura del congresso: “Dobbiamo sviluppare un Partito dell’Acciaio; dobbiamo garantire la sopravvivenza della nostra Rivoluzione contro ogni deviazione, contro ogni pericolo, esterno o interno, oggi, domani e per sempre ”.

 

Karina Brown Gonzalez, giornalista di Prensa Latina 

 

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