L’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, annunciò venerdì scorso l’uscita di 17 aziende e 11 individui di questa lista che proibisce realizzare commerci con entità statunitensi, come stabilisce il criminale bloqueo economico, commerciale e finanziario che Washington impone a Cuba dal 1962.
Ora, l’OFAC decise di eliminare le proibizioni ad aziende e persone individuali che radicano in Messico, Argentina, Panama, Giappone, Regno Unito ed Olanda, benché la misura non provochi cambiamenti sostanziali nella politica di strangolamento economico che gli Stati Uniti applicano a Cuba.
In buona misura, il mandatario statunitense ha evitato di approfittare dei suoi ampi poteri esecutivi per permettere la riduzione del bloqueo alla sua minima espressione.
Nonostante i multipli accordi firmati dai due governi, e gli scambi di alto livello da uno e dall’altro lato dello stretto della Florida, nonostante tutto ciò non si sono stabilizzate le relazioni bancarie.
Fino al momento risulta impossibile realizzare transazioni dirette in dollari tra le due nazioni.
Questo stesso ufficio -l’OFAC – che ora decide tirare fuori dalla sua lista negra un gruppo di aziende ed individui vincolati a Cuba, è stato responsabile di un’infinità di sanzioni, multe e persecuzioni ad entità internazionali che osarono andare contro i pronunciamenti da Washington ed ovviare il bloqueo contro l’isola caraibica.
A conseguenza dell’applicazione del bloqueo, numerose istituzioni finanziarie respinsero processare transazioni bancarie cubane.
La misura applicata venerdì scorso dall’OFAC, più che incoraggiante, si tratta da un impasse, in attesa della presa di possesso del nuovo presidente statunitense, Donald Trump, che ha espresso pubblicamente la sua opposizione alla politica di accerchiamento a Cuba intrapresa da Obama.
Ig/mfm