Secondo il primo bollettino umanitario dell’Ufficio questo anno, la distruzione di abitazioni ed altre installazioni nell’occupata Cisgiordania duplicò rispetto allo stesso periodo durante il 2015.
Le demolizioni furono giustificate per la mancanza di permessi, qualcosa che è quasi impossibile da ottenere, precisò l’OCHA.
Migliaia di persone rimasero sfollate o colpite da questa pratica degli occupanti che d’accordo con l’Ufficio, hanno già danneggiato, nel 2017 con un ritmo accelerato, distruggendo o sequestrando 140 strutture in gennaio nella Riva Occidentale.
Israele accomuna le demolizioni con l’espansione dei suoi insediamenti in Cisgiordania, includendo Gerusalemme Orientale, uno scenario diretto ad alterare la demografia di questi territori palestinesi, seppellendo la reclamata soluzione dei due Stati.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adottò in dicembre la risoluzione 2334 che esige la sospensione della colonizzazione e sollecita alle parti di evitare qualunque azione unilaterale che metta in pericolo un’uscita negoziata della controversia.
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