Nella sua analisi dai suoi uffici centrali in questa capitale, la Cepal ha fatto un appello per generare impieghi di qualità, nei quali le competenze, i livelli di istruzione e la produttività delle donne siano debitamente riconosciuti.
Sebbene durante l’ultima decade gli indicatori del mercato del lavoro dimostrarono un’evoluzione, il tasso di partecipazione lavorativa femminile si è arenato intorno al 53 ed al 78,1% di donne occupate in settori definiti dalla Cepal come di bassa produttività.
Tutto questo implica peggiori rimunerazioni, bassa copertura della previdenza sociale e minore contatto con le tecnologie e l’innovazione, disse l’agenzia delle Nazioni Unite a proposito del Giorno Internazionale della Donna.
Segnalò che i tassi di disoccupazione delle donne sono sistematicamente maggiori che quelle degli uomini, facendo riferimento ad un documento elaborato dall’Osservatorio di Uguaglianza di Genere in America Latina ed i Caraibi.
Sempre secondo la Cepal, nel 2015 il tasso di disoccupazione raggiunse il 7,4%, essendo le donne le più danneggiate: l’8,6 percento di loro era disoccupato in paragone col 6,6% degli uomini.
L’incremento per le donne della disoccupazione nel 2016 fu di 0,7 punti percentuali e per gli uomini del 0,3 percento, in un bilancio preliminare.
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