Molti erano i visi, molte anche le amare e tristi esperienze per la morte di un’amica, di una sorella vittima di un femminicidio, di una nipote e perfino una madre che è violentata e maltrattata dal suo compagno e tacciono per paura di rappresaglie.
Le argentine, con quella passione che le caratterizza, tornarono ad esigere per le strade i loro diritti, coartati per secoli, al grido di “Né una di meno”, in una manifestazione che fu il punto culminante di una giornata marcata da una contestazione ed uno sciopero.
Il Giorno Internazionale della Donna in questo paese, come sta succedendo da vari anni, rimarrà registrato in foto e ricordi ma per le donne che vivono questo flagello costante di femminicidi e maltrattamenti, coincisero in che la lotta deve essere tutti i giorni.
Siamo qui perché dobbiamo vincere la battaglia per le strade, è l’unica forma di garantire i diritti della donna, dichiarò da parte sua a Prensa Latina Patricia Schuchinsky, in rappresentazione dell’Associazione di educatori dell’America Latina ed i Caraibi, capitolo argentino.
Quello che succede oggi nel nostro paese, disse, succede anche in Colombia, in Messico, in tutta la regione, perché il maschilismo ogni volta risulta ancora più latente, prodotto del livello di intolleranza, di mancanza dell’inclusione, delle politiche applicate dai governi che portano gli uomini a disumanizzarsi.
La violenza non è solo femminicidio, violenza è anche quando non si garantisce la sicurezza di una persona, quando non si garantiscono gli alimenti dei bambini, l’educazione. Questo è quello che succede quando si applicano politiche neoliberali che portano alla disumanizzazione delle persone, concluse.
Un grido esteso a 60 città del paese e che si ascoltò anche in vari punti del pianeta. Le donne argentine tornarono ad uscire sulle strade per reclamare i loro diritti e soprattutto cercare di frenare qui l’onda di femminicidi che si registra.
Ig/may