Personale di comunicazione dell’ospedale Roosevelt informò che la minorenne è scomparsa nei primi minuti della domenica, come risultato delle scottature di quarto e terzo grado ricevute durante la tragedia dell’8 marzo nell’istituzione di San Josè Pinula, una località al sudest della capitale.
Delle 22 ricoverate in questo ospedale, 10 morirono e due si stanno dibattendo ancora tra la vita e la morte, con ventilazione artificiale, mentre altre quattro sono stabili, cinque sono state dimesse, ed una è stata trasportata per le sue cure negli Stati Uniti.
L’ospedale San Juan de Dio ha ricevuto sette vittime del sinistro, una delle quali morì poco dopo.
In maniera generale, precisò il Ministero di Salute Pubblica ed Assistenza Sociale, in entrambi i centri assistenziali sono 10 bambine quelle che continuano in stato critico ed altre cinque sono in terapia intermedia.
Le vittime mortali sono decedute per asfissia e per intossicazione con monossido di carbonio, secondo le autopsie realizzate dall’Istituto Nazionale delle Scienze Forensi.
Nonostante, immagini pubblicate nelle reti sociali presentano i corpi riarsi ed ammucchiati di più di una decina di bambine nella stanza dove furono rinchiuse in rappresaglia per protestare la notte prima dei fatti sugli abusi sessuali e maltrattamenti di ogni tipo che ricevevano nell’istituto.
Tutte sono morte vittime della negligenza statale, dell’irresponsabilità di alcuni dei loro genitori, ma soprattutto degli errori di un sistema che privilegia il mercato in detrimento degli esseri umani, concordano gli attivisti sociali ed i consulenti politici.
Ig/ism