“Il ritardo e le improvvisazioni nei chiamati punti e zone in campagna di normalizzazione è grave perché trasmette un messaggio molto negativo per il futuro: se questa parte, che era la più facile, sta fallendo, come sarà la reintegrazione degli antichi combattenti in alcuni luoghi dove bisogna offrire loro progetti produttivi e stabilità?”, ha insistito l’investigatore in dichiarazioni al giornale.
Secondo Valencia l’assassinio di leader sociali è un altro dei problemi dell’attuale tappa, a solo mesi della firma dello storico trattato tra il Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP), avviato a mettere punto finale al lungo conflitto tra entrambe le parti.
Bisogna fermare tutto ciò, abbiamo già purtroppo l’esperienza dell’Unione Patriottica (UP), aggiunse l’esperto.
L’UP, sorta nel 1984 da un fallito processo pacificatore, perse ad oltre cinque mila dei suoi militanti.
L’altro gran problema è la lentezza nell’iter delle norme nel Congresso mediante il fast track che va troppo lento, commentò il direttore della Fondazione Pace e Riconciliazione.
Secondo lui, non c’è un ambiente adeguato nel parlamento che permetta di accelerare l’approvazione delle norme previste per la presente fase; di 27 leggi che devono essere firmate, ce ne sono solo tre avallate dai legislatori, disse.
Ma la gran preoccupazione è la reintegrazione perché approssimativamente tra 41 giorni bisogna dire agli uomini ed alle donne delle FARC-EP quale sarà il suo futuro quando si disarmino, ha concluso Valencia.
Ig/ap