Il governo salvadoregno, presidente pro-tempore della CELAC, accoglierà l’appuntamento il 2 maggio, a sollecito della ministra venezuelana delle Relazioni Estere, Delcy Rodriguez, che ricorse al suo diritto di convocare i suoi colleghi davanti a casi eccezionali.
Rodriguez anticipò che il proposito è abbordare “le minacce contro l’ordine democratico costituzionale nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, e le azioni interventiste contro la sua indipendenza, sovranità ed autodeterminazione”.
Secondo i Procedimenti Stabiliti per il Funzionamento Organico della CELAC, i cancellieri si riuniranno in maniera ordinaria due volte all’anno, “però si possono convocare riunioni straordinarie se fosse necessario a sollecito di uno Stato Membro”.
Il Ministero salvadoregno di Relazioni Estere delimitò che appoggerebbe una riunione simile anche se la convocasse l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) il cui relazione col Venezuela è sempre più tesa.
In realtà, agli inizi del mese il segretario generale dell’OSA, Luis Almagro, pretese invocare la Carta Interamericana per espellere Venezuela dal blocco continentale, ma si è imbattuto col rifiuto di varie nazioni, tra queste Salvador.
Ancora così, la cancelliera Rodriguez ha sottolineato oggi che se l’OSA realizza tale riunione senza l’avallo del Venezuela, il governo bolivariano inizierà le pratiche per ritirarsi da quello che è conosciuto come il Ministero delle Colonie degli Stati Uniti.
Per il momento, Salvador ratificò il suo compromesso ed appoggio a tutte le iniziative che promuovono il dialogo per risolvere la situazione in Venezuela, dove l’onda di violenza incoraggiata dall’estrema destra oppositrice ha causato 26 morti e grandi danni.
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