Intanto, il Servizio Penitenziario Israeliano (ISP) continua implementando le misure destinate a rompere la volontà degli scioperanti della fame che in 1500 iniziarono la protesta lo scorso 17 aprile.
Secondo il Comitato di Stampa dello Sciopero della Libertà e della Dignità -formato dalla Società Palestina dei Prigionieri (PPS) ed il Comitato Palestinese per i Temi dei Carcerati, l’IPS prosegue trasferendo prigionieri da un recinto carcerario ad un altro e restringendo le visite dei loro avvocati.
Lo sciopero della fame si mantiene per esigere migliori condizioni di reclusione e la fine delle detenzioni amministrative.
Questa pratica delle autorità israeliane permette loro praticamente di mantenere arrestata una persona per tempo indefinito, senza che gli siano presentate accuse presso un tribunale.
La settimana scorsa la Lega Araba sollecitò da Il Cairo alle Nazioni Unite di aprire un’investigazione internazionale sulle violazioni commesse contro i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
In un comunicato, questo gruppo “invita le Nazioni Unite ed i suoi organismi specializzati pertinenti ad inviare una commissione internazionale (…) che investighi le violazioni commesse contro i prigionieri di guerra” palestinesi.
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