venerdì 26 Luglio 2024
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Paramilitari colombiani complottano contro Venezuela

La detenzione di sei paramilitari colombiani durante gli atti vandalici perpetrati dall’estrema destra martedì nello stato di Tachira, conferma le denunce della partecipazione di questi gruppi nell'aggressione contro il popolo venezuelano. 

 
Il ministro di Relazioni Interne, Giustizia e Pace del Venezuela, Nestor Reverol, fece l’annuncio e manifestò che i detenuti vestivano uniformi della Polizia Nazionale Bolivariana (PNL) e le loro azioni erano finanziate dall’opposizione. 
 
Nelle azioni scatenate dagli attaccanti succederono assalti a 11 stabilimenti commerciali, con perdite milionarie per i loro proprietari, ed inoltre soffrirono attacchi, la stazione della polizia di transito a Tariba, in Tachira ed il Centro di Coordinazione della Polizia a Capacho, che si sommano alle già sette sedi di corpi di sicurezza colpite da attentati. 
 
Questo è appena un piccolo filo della ragnatela che si intesse contro il governo del presidente Nicolas Maduro ed il suo popolo, nella quale paramilitari colombiani e lacchè della regione si uniscono come protagonisti dell’aggressione. 
 
Questo mercoledì, il generale in capo della Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb) e ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, respinse in un comunicato gli atti terroristici registrati questo martedì nello stato del Tachira, nell’ovest del paese, e che sono promossi da settori estremisti dell’opposizione venezuelana. 
 
La risposta è l’attivazione della seconda fase del Piano Zamora per affrontare l’aggressione e l’appello al dialogo ed a dare opportunità all’Assemblea Nazionale Costituente per “trovare soluzioni ai problemi che c’angosciano e mettere le basi per la pace, per il progresso e per lo sviluppo della nostra amata nazione”, puntualizzò Padrino. 
 
La serietà degli incidenti, l’assedio alla sede del 215º gruppo di Artiglieria di Campagna “Genaro Vasquez”, l’incendio dei centri di coordinazione della polizia di San Juan de Colon y Capacho, con saldo di vari poliziotti feriti ed il saccheggio di differenti negozi a San Cristobal, può portare il governo ad adottare misure più ferree di confronto. 
 
Secondo Padrino le azioni dei gruppi promossi dalla destra hanno “una violenza senza precedenti”, colpendo non solo i militari ed i funzionari della polizia, ma anche tutta la cittadinanza, come i beni pubblici e privati. 
 
Dopo queste azioni, come accadde in Libia, Ucraina e Siria, segue l’intervento straniero per abbattere legittimamente il Governo costituito. 
 
Che cosa è la seconda fase del Piano Zamora?, è una fase di concentrazione che comprende azioni per garantire il mantenimento dell’ordine interno, la convivenza pacifica ed il piacere dei diritti di tutti i cittadini, al fine di sconfiggere il golpe di Stato in corso; tutto incorniciato nei precetti stabiliti nella Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela e nel più assoluto rispetto dei diritti umani, definì il titolare della Difesa. 
 
Questo si giustifica, perché il 6 aprile scorso, il capo del Comando Meridionale, ammiraglio Kurt Tidd, davanti alla Commissione dei Servizi Militari del Senato, ricordò che “la dottrina di sicurezza collettiva dell’OSA, autorizza un intervento militare in Venezuela”. 
 
Seguendo questo copione scritto da Washington, il segretario di Sicurezza Nazionale, John Kelly, dichiarò il 12 marzo scorso, davanti al Senato del suo paese che “la prima fase dell’operazione Venezuela Freedom, aveva ottenuto in parte il suo obbiettivo”, che sarebbe la generazione di caos e destabilizzazione, sabotaggi contro installazioni strategiche ed azioni paramilitari. 
 
In questa linea controrivoluzionaria, oggi l’opposizione si appresta a quello che la popolazione denomina già “Operazione Vampiro”, iniziando manifestazioni “nell’ombra”, per attaccare con la complicità della notte. 
 
La cosa certa è che la situazione è molto tesa e cresce l’incertezza in molti venezuelani, che aspettano mano dura delle autorità contro quelli che vogliono consegnare il paese ai loro nemici del nord ed alla destra. 
 
Luis Beaton, corrispondente di Prensa Latina a Caracas

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