venerdì 26 Luglio 2024
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Esercito siriano avanza in quattro fronti di combattimento

L'Esercito siriano e le forze alleate avanzano in quattro importanti fronti di combattimento, fondamentalmente nel nord, centro, est e sud del paese davanti a gruppi terroristi dell’Isis. 

 
All’oriente della provincia di Aleppo recuperarono nelle ultime ore più di 20 villaggi e paesini in un’estensione di cinque mila chilometri quadrati ed hanno rinchiuso l’Isis nell’ultimo bastione che rimane loro, la località di Maskaneh. 
 
Questa ultima cittadina, di appena circa 20 mila abitanti, sotto minacce e pressioni degli estremisti armati, è vicina al maggiore lago della Siria, l’Assad, di fianco al fiume Eufrate e molto vicino a Raqqa, fino ad ora la capitale dell’Isis. 
 
Per la prima volta dal 2013, le forze armate siriane ottengono questi sviluppi in mezzo alle tensioni ed una specie di posto di blocco con truppe turche, statunitensi, di terroristi dell’Isis e della chiamata Giunta per la Liberazione del Levante, diretta dall’ex Fronte Al Nusra. 
 
Al nordest di Aleppo, sulle città di Al Bab, Manbij e Jarablus, in un’ampia regione confinante con Turchia, si trovano le forze menzionate ed altri delle denominate Forze Democratica Siriane, sempre dell’opposizione. 
 
Benché non si siano prodotti confronti significativi, la regione è indubbiamente un focolaio di incertezza militare davanti alla grandezza delle parti in lotta, a poco meno di un “tiro di cannone”. 
 
Il Governo siriano ha reiterato che questi gruppi sono in territorio nazionale e violano la sovranità del paese mentre tra la provincia di Aleppo ed Idlleb, sotto controllo dell’antico Fronte Al Nusra, è promossa una fragile linea di distensione dopo i recenti accordi di Astanà, capitale del Kazakistan. 
 
In questo ultimo caso, sia Damasco come Mosca e Teheran insistono nella necessità di definirla sulla base di controlli coordinati e di altre misure di sicurezza che evitino un confronto di grandezze impredicibili e fino ad ora ignorate da Washington ed i suoi alleati. 
 
Mentre, in aree delle province di Hama e Homs, le truppe siriane e milizie alleate, tra queste quelle del movimento di resistenza libanese Hezbolà, consolidarono posizioni ed avanzano oltre gli estesi e strategici campi di gas e petrolio che circondano la storica città di Palmira. 
 
Ogni esito raggiunto nelle zone di confronti ha permesso di neutralizzare l’Isis che circonda ancora la città di Deir Ezzor e cerca di ostacolare le truppe siriane nelle sue operazioni verso l’est per creare una linea di contenimento strategico vicino alla frontiera con l’Iraq. 
 
In questa lotta continua, di costanti scaramucce e scontri dove si impiegano ogni tipo di armi pesanti, carri armati, veicoli blindati ed automobili guidate da suicidi, agiscono insieme l’aviazione siriana e russa, i cui missili di lunga gettata, lanciati recentemente, annichilirono carovane di gruppi dell’Isis. 
 
Al sud di Damasco, verso la frontiera con Giordania ed Iraq, le forze armate siriane combattono contro unità irregolari dell’Esercito Libero Siriano, appoggiate da unità speciali degli Stati Uniti e che tentano di ostacolare il diritto legale di questo paese a difendere e riconquistare parti del territorio nazionale usurpato. 
 
Tutti gli elementi di valutazione, l’analisi degli specialisti e l’intensa attività diplomatica permettono di supporre che davanti alla pervertita e sabotatrice ostinazione di Washington e dei suoi accoliti europei e regionali, la pace desiderata in questa nazione del Levante vive un processo ben difficile ed a lungo termine. 
  
Pedro Garcia Hernandez, corrispondente di Prensa Latina in Siria   

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