Non rimase comprovato che gli illeciti raccontati (abuso di potere economico e politico) incisero sulle elezioni presidenziali del 2014, apprezzò il magistrato prima di dichiarare non realizzabile la richiesta di cassazione del mandato della formula vincitrice di allora ed integrata da Dilma Rousseff e Temer.
Ovviando che la presidentessa costituzionale eletta da più di 54 milioni di brasiliani fu deposta il passato anno mediante un golpe di Stato parlamentare-giudiziale, Mendes alluse in reiterate opportunità alla necessità di agire con responsabilità perché “è la sovranità popolare -disse – quella che sta in gioco”.
“Non si sostituisce ad ogni ora ad un Presidente della Repubblica”, manifestò, benché subito dopo abbia riconosciuto che in Brasile “chi non ha un accordo col parlamento cade; questa è la realtà”.
Il voto di Mendes fu il quinto e decisivo a favore dell’esonero delle colpe di Temer ed accompagnò quelli emessi prima da Napoleon Nunes Maia, Admar Gonzaga e Tarcisio Vieira, i due ultimi ascesi solo settimane fa al TSE dallo stesso mandatario.
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