venerdì 26 Luglio 2024
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Collaborazione in Cile coi nazisti: una verità scomoda

Ancora oggi esiste la curiosità sulle ragioni del perché la critica al film “Colonia” lo ha voluto minimizzare, in un silenzio sospettoso che alcuni hanno attribuito al potere dei nazisti. 

 
A Colonia, il direttore tedesco Florian Gallenberger, abbordò senza ostacoli la complicità dell’insediamento di coloni teutonici con torture ed assassinati della dittatura di Augusto Pinochet in Cile, ed un filo conduttore verso i nazisti. 
 
In questi giorni una verità scomoda è stata resa pubblica, perché si sono declassificati più di mille documenti che fanno luce sulla collaborazione dei cileni coi nazisti del Terzo Reich. 
 
La Polizia di Investigazioni (PDI) consegnò ufficialmente questo giovedì 80 cartelle all’Archivio Nazionale del paese, disponibili a partire da ora per la cittadinanza. 
 
Il lungometraggio su Colonia Dignità, con le attuazioni della britannica Emma Watson, il tedesco Daniel Bruhl e lo svedese Michael Nyqvist, lascia cadere l’allineamento del capo della setta Paul Schaefer coi nazisti. 
 
Schaefer, membro delle Gioventù Hitleriana ed infermiere dei battaglioni tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, ha ricevuto lunghe condanne di carcere per abuso di minori, possessione di armi da guerra ed esplosivi, senza menzionare gli elementi chimici per torture. 
 
Non è un segreto per nessuno, anche se non è stato ancora denunciato completamente che nell’attuale Villa Baviera, nelle vicinanze di Parral, nella Regione del Maule, nel centro-sud del paese, si commisero atrocità contro gli oppositori di Pinochet dal 1973 al 1990. 
 
“Fino ad ieri, era un segreto di stato (…), forse conosciamo una verità scomoda, che disgraziatamente figure vicine alla politica ed imprenditori dimostrarono una certa vicinanza per convinzione al regime nazista”, dichiarò il deputato Gabriel Silber. 
 
I documenti rivelatori segnalano che l’aiuto dei simpatizzanti dei nazisti in Cile, consisteva nell’inviare a Germania le informazioni sulle rotte delle navi mercantili alleate. 
 
Inoltre, giovani di famiglie teutoniche stabilite nel sud del Cile, sono stati allenati come paramilitari. 
 
Gli archivi furono costruiti dal Dipartimento 50 della PDI, un’unità di intelligenza creata in Cile nel 1941 dopo che si avevano scoperto alcuni gruppi nazional-socialisti nel sud del paese. 
 
L’obiettivo principale, focalizzato anche in Argentina, era attraverso i gruppi pro-nazisti nei due paesi vicini per controllare il transito attraverso lo Stretto di Magellano, chiave nella comunicazione marittima. 
 
Esistono certezze che dopo la guerra, molte persone naziste fuggì dalla giustizia in Europa per nascondersi in Sud-America, suprattutto in Argentina ed in Cile. 
 
Nel suo momento, la PDI arrestò 40 persone, accusate di possedere libri con codici, radio ed armi, come piani per bombardare miniere nel nord del Cile, incoraggiati dal Terzo Reich. 
 
“Si stabilì che c’erano due anelli di spionaggio e sabotaggio con infiltrazione in Cile ed altri paesi dell’America; e si riuscì, con l’Interpol, unificare l’informazione, condividerla con altri ed evitare un fenomeno ancora più grande”, spiegò la PDI. 
 
Il direttore generale della PDI, Hector Espinosa, ricordò che anche i gruppi nazisti neutralizzati dalla polizia cilena decidevano di distruggere il Canale del Panama. 
 
“Fummo capaci di prevenire grandi atrocità col lavoro efficiente di questi detective dei quali ci sentiamo tremendamente orgogliosi”, risaltò Espinosa. 
 
In quell’epoca, 22 agenti della polizia civile cilena fecero parte della divisione speciale anti-nazista. Arrestarono decine di militanti nazisti, e sequestrarono una serie di documenti. 
 
“I giovani e bambini del Cile meritano sapere che cosa hanno fatto questo piccolo gruppo di detective per frenare il nazismo, che irradiava i suoi tentacoli in quasi tutto il continente. Stiamo facendo storia con questo gesto”, ha concluso Espinosa. 
 
 
Fausto Triana, corrispondente di Prensa Latina in Cile

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