venerdì 26 Luglio 2024
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La guerra degli Stati Uniti contro Venezuela

L’attacco terrorista  aereo avviato da un elicottero rubato all’aeroporto di La Carlota, contro il Ministero dell’Interno, di Giustizia e di Pace e contro il Tribunale Supremo di Giustizia, sparando e lanciando, inoltre, granate d’origine colombiana e provenienti da Israele, evidenzia la disperata carriera di Washington davanti all’impossibilità di sconfiggere il Presidente Nicolas Maduro e di distruggere la rivoluzione bolivariana.

Quest’azione si può vedere come un salto qualitativo che parla sul fallimento delle “guarimbas” violente, che hanno lasciato morti e distruzione, senza raggiungere il loro obiettivo, avviando da più di tre mesi azioni senza tregua.

L’elicottero sequestrato dal Corpo di Ricerche Scientifiche, Penali e di Criminalità (CICPC) era della base aerea militare Francisco de Miranda (La Carlota, a Caracas), che è anche stata un obiettivo di reiterati attacchi degli oppositori negli ultimi mesi, come le provocazioni fatte davanti ad altre caserme.

L’autore di questi fatti, identificato come Oscar Alberto Perez, ha usato la sua condizione d’ispettore ascritto alla Divisione di Trasporto Aereo del CICPC per sequestrare l’elicottero. Perez si è dichiarato in un video come “un guerriero di Dio”, circondato da un gruppo armato fino ai denti.

La sua azione terrorista che avrebbe potuto lasciare decine di vittime, appare per alcuni analisti come una “prova” del nemico, o come un anticipo della guerra “a gocce”, come è stata chiamata da Maduro. Si può anche pensare che tenta di danneggiare la fiducia nelle Forze Armate Bolivariane.

Bisogna stare estremamente attenti per parlare di Venezuela in questa situazione, perché alcuni “consiglieri” cercano di proporre a Maduro “soluzioni pericolose”, come se sapessero realmente cosa affronta ogni giorno il governo venezuelano.

Fino adesso, come ha detto il cancelliere Samuel Moncada, nessuna di quelle nazioni che dicono che lottano contro il terrorismo ha inviato un messaggio al Venezuela. Non lo hanno neanche fatto quando hanno visto la scena che ha girato il mondo in cui un giovane è stato picchiato brutalmente, bagnato con benzina dagli oppositori e poi bruciato, ed altri casi simili di assassini brutali, come capita in Siria.

Questo è terrorismo come lo sono anche le presunte manifestazioni “pacifiche”, che non sono mai state pacifiche, valga la ridondanza, in cui “i manifestanti” contro il governo dichiarano non solo, che stanno cercando di distruggere il governo che è stato eletto democraticamente, cioè che sono realmente protagonisti di un tentativo di golpe, ma che utilizzano mercenari e paramilitari colombiani per attivare la violenza.

In realtà il comando di questi gruppi si trova nelle truppe “speciali” degli Stati Uniti sistemati nelle basi nordamericani nel territorio colombiano, nelle famose Fondazioni della CIA e delle loro Organizzazioni non Governative (ONG), che non solo distribuiscono soldi tra l’opposizione venezuelana, ma anche tutto quello che si utilizza come sono i caschi, le maschere antigas, le presunte armi fatte in casa, che usano i famosi presunti manifestanti pacifici.

Immaginiamo una di queste manifestazioni “pacifiche” con i suoi gruppi d’appoggio andando verso la Casa Bianca o contro il Palazzo del Governo di Spagna, o in Messico, in Colombia, in Argentina. Gli permetteranno di arrivare fino ai loro obiettivi per lanciare bombe incendiarie contro le case del governo, gli edifici pubblici, i centri di sanità ed altre istituzioni civili?

E andando più in là, le decine di morti che ha provocato questa violenza oppositrice sono attribuiti al governo di Maduro, quando realmente esiste una quantità di poliziotti e militari nazionali assassinati, e la maggioranze delle vittime non sono precisamente oppositori.

La brutale azione dei mass media venezuelani è parte indispensabile di questa guerra contro l’insorgenza che si sta svolgendo in Venezuela. Le loro bugie e quelle che diffondono i mezzi del potere egemonico a livello mondiale sono tanto criminali come le armi usate dai gruppi d’appoggio che hanno fatto centinaia di azioni terroriste.
Dalla sede centrale del vero terrorismo internazionale, cioè Washington, parlano inoltre “della mancanza di libertà di espressione” quando i mezzi del potere economico venezuelano sono stati chiavi e continuano ad esserlo, agendo come gruppi di guerra e sono i promotori di tutta la violenza applicata nel paese.

L’immagine dei palazzi distrutti, i furti miliardari degli alimenti, i medicinali e la benzina portati in Colombia per sfornire il popolo venezuelano e accusare il governo di “fallimento economico” e logorare la popolazione, gli attentati terroristi in tutto il paese contro le istallazioni elettriche, le raffinerie e altri luoghi, le università distrutte, così come le istituzioni statali, hanno reso più forte il tentativo di golpe chiamato “La Uscita” degli inizi del 2004, con Leopoldo Lopez come dirigente, che ha annunciato in quel momento che non avrebbero abbandonato le strade fino a sconfiggere Maduro e che è considerato ora dagli Stati Uniti e dai loro “sudditi” come un “prigioniere politico”.

Lopez è responsabile di quasi cinquanta di morti e di migliaia di feriti. A ciò si aggiunge quello capitato negli ultimi mesi, come si descrive nel paragrafo precedente, per capire l’assoluta falsità e ipocrisia di chiamare “manifestazioni pacifiche” queste azioni che abbiamo già visto dove vogliono arrivare, come nei casi dell’Ucraina, della Siria e della Libia creando le condizioni per la costante scalata di violenza sulle strade, seminando morti, distruzione, caos e danni economici, per giustificare l’ingiustificabile: l’invasione straniera di questi paesi.

In mezzo a tutto ciò e alla tragedia del Medio Oriente, il governo di Maduro ha resistito alla più brutale guerra economica e mediatica. In mezzo alla resistenza del presidente e del suo gruppo, tramite accordi con gli altri membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEP), hanno raggiunto un’evoluzione dei prezzi dello stesso che gli ha permesso un maggiore equilibrio in mezzo all’attacco di controinsorgenza dell’impero.

Il prezzo del barile che si era abbassato a circa 19 dollari in gennaio del 2016, per l’azione del potere egemonico, è salito a circa 50 dollari in maggio del 2017. Questo ha permesso che aumentasse la produzione di alimenti e di altri prodotti necessari per la popolazione.

Certamente i mezzi hanno nascosto questi raggiungimenti in mezzo alla guerra sui diversi fronti e il cambio in questo periodo ha permesso di vedere le manifestazioni organizzate in difesa del governo venezuelano che sono state le più importanti e di una grande moltitudine negli ultimi anni, però occulte dal potere mediatico e dittatoriale a livello mondiale.

Ugualmente funzionano le esigenze di Washington e dei suoi alleati o del segretario generale dell’OSA, Luis Almagro, chiedendo al governo venezuelano che finisca con “la repressione” che in realtà si occupa della difesa come un diritto legittimo.

Mentiscono sfacciatamente al mondo sulle “cosiddette manifestazioni pacifiche” e “le gravi violazioni dei diritti umani”, discorsi ascoltati una e un’altra volta quando vogliono distruggere i governi popolari.

Bisogna sottolineare che quando una vittima è responsabilità di qualche agente del governo, lo stesso è subito fermato, e si fa l’indagine caso per caso, in funzione della verità e della giustizia.

Maduro è diventato un “dittatore feroce”, nello schema della guerra, come Bashar Al Assad in Siria. Sarà per questo che migliaia di venezuelani e di siriani continuano a difendere la loro patria, i loro governi e le loro forze armate patriottiche?

Le “guarimbas” sono il primo passo di una strada aperta verso quello che potrebbe essere un intervento armato in nome “della democrazia e dell’umanesimo” come se una invasione non fosse la più temibile violazione di tutti i diritti umani e dei popoli.

Il governo di Maduro ha denunciato recentemente con prove il finanziamento e l’appoggio logistico statunitense ai gruppi violenti in Venezuela che hanno facilitato un’insorgenza armata, alla quale risponde con l’applicazione delle leggi della Repubblica nel marco dello Stato del diritto venezuelano, come ha detto il mandatario.

Il sistema di potere usa pronunciamenti frequenti e reiterati, sanzioni unilaterali extraterritoriali, finanziamento economico delle organizzazioni in Venezuela con fini terroristi, bloqueo economico, finanziario, minacce d’intervento militare, tra gli altri, per mascherare un aperto processo d’intervento marcato dall’ingerenza sgarbata e dalla violazione del Diritto Internazionale, sostiene un comunicato del Ministero del Potere Popolare per i Rapporti Esteri.

Questo golpe continuo esiste quasi senza tregua dal 14 aprile 2013, quando il dirigente della Mensa dell’Unità Democratica (MUD), Henrique Capriles Radonski, ha fatto un appello affinché la gente ovviasse il trionfo di Maduro ed i gruppi motorizzati sono usciti ad esercitare la violenza, assassinando più di una dozzina di persone e bruciando o tentando di farlo i centri della sanità ed altre istituzioni. L’opposizione venezuelana si muove dentro lo schema di una guerra di controinsorgenza di bassa intensità e di Quarta Generazione.

È un progetto statunitense come lo è stato la semina di dittature militari in America Latina e specialmente nel Cono Sud negli anni 70-80, lasciando migliaia di morti e di scomparsi. Allora si trattava della Dottrina di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti nello schema della Guerra Fredda, che metteva gli USA in uno scontro con l’Unione Sovietica.

Oggi sono altri i disegni per impadronirsi di tutta l’America Latina per farla diventare una colonia e di un paese chiave come Venezuela, con le suoe enormi riserve petroliere ed altre grandi ricchezze, che durante anni sono state manipolate dal potere oligarchico, lasciando nella povertà l’80% della popolazione. Quell’80% che il presidente Hugo Chavez Frias (1999-20139) ha riscattato dalle catacombe della miseria e dell’ignoranza.

È stato Nicolas Maduro l’uomo eletto come il suo successore dal presidente Chavez prima della sua morte il 5 marzo 2013, quando l’impero  aveva pensato che era arrivato il momento di “impadronirsi” del Venezuela. Gli uomini di Washigton non hanno mai immaginato che sarebbe stato così difficile distruggere Maduro.

Non hanno neanche potuto l’immaturità, in alcuni casi, ed il tradimento, negli altri, dei settori di una presunta sinistra, che da tempo ha smesso di esserlo, che alla fine aiutano l’impero nel suo compito di distruggere i governi progressisti che hanno tentato e tentano di arrivare  all’indipendenza definitiva.  Maduro insieme al suo popolo non cede, perché cedere è tradire la patria e nel frattempo continua con le sue opere.

L’unità civico militare in favore del popolo venezuelano, è definitivamente un esempio “pericoloso” come modello regionale, per l’imperio decadente che si smaschera ogni giorno di più.

L’idea del governo davanti al rifiuto del dialogo, è convocare una Costituente che aveva chiesto tanto l’opposizione, che adesso l’ha rifiutata perché non vuole il dialogo, né la pace né un’uscita democratica.

In mezzo a questa lotta disuguale, dove molti non hanno capito ciò che ha significato resistere in questi ultimi anni come lo sta facendo il governo ed i settori più patriottici delle Forze Armate, sono nati “chavistas”, più “chavisti” di Chavez, e addirittura alcuni “progressisti”di sinistra radicali che non hanno la più minima idea di ciò che significa “resistere” di fronte ad una guerra contro l’insorgenza diretta dagli Stati Uniti, nelle circostanze in cui ci sono cambiamenti dolorosi nella nostra regione.

Dobbiamo imparare dal Venezuela, dalle forme creative per sfidare la guerra, di sapersi limitati per una difesa più profonda, che potrebbe rapidamente essere utilizzata per un’invasione, perché il nemico ha sufficiente forza ed equipaggiamenti nelle sue basi tanto in Colombia così come in Perù e in altri luoghi della Nostra America.

Questo è il momento di dimostrare a questo paese ed a quel popolo d’enorme generosità che siamo disponibili per difendere i suoi diritti sovrani, le sue politiche di dialogo e di pace, per continuare a costruire un processo destinato a milioni di venezuelani che durante secoli sono stati nell’esclusione e nell’oblio, mentre una minoranza rimaneva con la maggioranza della rendita petroliera e godeva di un potere illimitato.

In nessuna circostanza permetteremo il fallimento del Venezuela, in momenti in cui le minacce ritornano contro l’eroica Cuba. I nostri popoli si sono impadroniti dei loro diritti in tutti questi anni d’unità, del riscatto delle identità, delle culture, della giustizia, dei loro sogni che ritorneranno, perché questo è il secolo della Nostra America, della nostra indipendenza definitiva e senza dubbio siamo il continente della speranza.

Stella Calloni, prestigiosa intellettuale e giornalista argentina, collaboratrice di Prensa Latina.

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