venerdì 6 Dicembre 2024
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USA contro Venezuela: i limiti della Guerra Non Convenzionale

La recrudescenza delle azioni sovversive degli Stati Uniti e dei suoi principali alleati contro Venezuela negli ultimi mesi, fa parte di una fase superiore -e disperata - nella guerra contro il governo bolivariano. 

 
Il presidente Nicolas Maduro, in mezzo ai preparativi per l’elezione dell’Assemblea Costituente il 30 luglio, lasciò in chiaro questa settimana che il popolo venezuelano resisterà alle pretese di Washington, insieme alla Forza Armata Nazionale ed ai gruppi politici che appoggiano il processo rivoluzionario. 
 
Oggi i settori dell’estrema destra dell’opposizione, convocarono ad una sciopero civico nazionale, un passo pericoloso utilizzato dalla CIA e da elementi reazionari nel passato anche in altre nazioni, come nel caso del golpe di stato in Cile nel 1973. 
 
La destra annunciò un aumento delle proteste o lo sciopero per 24 ore, quello che esperti considerano l’anticamera di una spirale di violenza, sollevata dai gruppi di potere nordamericani, che è impossibile pronosticare come finirà, nonostante la prudenza dimostrata dalle autorità ufficiali. 
 
Da parte sua, Maduro ed altri dirigenti governativi reiterarono la volontà di continuare nella ricerca della pace e dell’armonia mediante un dialogo nazionale. 
 
Tuttavia, dopo avere utilizzato i fattori chiave che intervengono nella destabilizzazione di questa nazione sud-americana, rimangono nella lista di opzioni del presidente statunitense, Donald Trump, le più pericolose : un insieme di forti sanzioni economiche, con le quali gli Stati Uniti pretendono di dare il colpo di grazia al Governo di Caracas. 
 
In dichiarazioni all’agenzia informativa France Press (AFP) lo specialista Geoff Thale, del gruppo Washington Office on Latin America (WOLA), con sede nella capitale nordamericana, ha detto di sentirsi “molto scettico” sulla possibile effettività delle misure punitive unilaterali degli Stati Uniti. 
 
“È più probabile che in questo modo facciano percepire al governo che può solo resistere ed offrono la possibilità a Maduro di lanciare un grido nazionalista contro gli Stati Uniti”, delimitò Thale. 
 
Misure di questo tipo si impongono poco prima di ordinare un’aggressione militare con l’impiego di forze di “pacificazione” formate da nazioni subordinate alla Casa Bianca e sotto la direzione operativa del Comando Meridionale. 
 
Benché in nessun momento possa scartarsi un intervento bellico, esperti nel tema assicurano che questo sembra essere l’ultima delle opzioni nel tavolo di Trump, per il pericolo di un fallimento di grandi proporzioni, di fronte alla resistenza di questo paese e la solidarietà internazionale. 
 
Dopo la “preparazione dell’artiglieria” degli ultimi mesi, con dichiarazioni ed azioni destabilizzanti del segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro e di vari governi e figure politiche di destra, nel piano mediatico già resta poco da fare. 
 
Questi fattori anti-venezuelani agiscono con la direzione del Dipartimento di Stato e la comunità di intelligenza nordamericana, entità che, secondo esperti, implementano un piano sovversivo per distruggere il progetto rivoluzionario nella nazione sud-americana. 
 
L’incremento delle azioni criminali dei gruppi violenti diretti dalla Mensa dell’Unità Democratica con la protezione della Casa Bianca e la reazione continentale ed europea, cercano di creare un’immagine di caos totale in Venezuela. 
 
Quell’insieme di iniziative cerca di diminuire ad ogni costo la base popolare su cui conta il presidente Maduro, stimolando lo scontento a livelli che siano insopportabili per la sua Amministrazione. 
 
La Circolare di Allenamento TC-18-01 delle Forze di Operazioni Speciali (FOE) del Pentagono, pubblicata in novembre del 2010 con il titolo “La Guerra non Convenzionale (GNC)”, illustra come si sviluppano i processi sovversivi contro nazioni che non obbediscono ai dettami di Washington. 
 
La TC-18-01 stabilisce che “gli sforzi degli Stati Uniti (…) sono diretti a sfruttare le vulnerabilità psicologiche, economiche e politiche di un paese avversario, per sviluppare e sostenere le forze della resistenza e compiere gli obiettivi strategici statunitensi”. 
 
La conformazione di un “dossier” del paese, nel quale si agglutinino le false denunce su abusi ed oltraggi, supposte vessazioni ed atti repressivi contro gli oppositori, è uno degli obiettivi degli aggressori. 
 
Esperti nel tema segnalano che questi piani destabilizzatori degli Stati Uniti non si basano su piani adottati a caso né per iniziativa di uno od un altro assessore nel Consiglio di Sicurezza Nazionale o della CIA, benché questi possano influire in alcuni aspetti del suo sviluppo. 
 
I documenti rettori disponibili pubblicamente nelle pagine digitali delle agenzie federali stabiliscono le normative generali per queste ed altre attività contro governi che Washington considera ostili. 
 
In questo compito svolgono un ruolo chiave le chiamate Operazioni di Informazione (OI), orchestrate in vari regolamenti e manuali delle forze armate statunitensi come direttrici per manipolare l’opinione pubblica. 
 
Secondo la Pubblicazione Congiunta 3-13 del Dipartimento della Difesa, l’OI hanno come obbiettivo influire, destabilizzare, corrompere il comportamento umano e si realizzano per colpire i sistemi informativi dell’avversario ed avere influenza sulle opinioni delle persone alle quali si dirigono. 
 
Col fine di ottenere tali obiettivi la Casa Bianca utilizza perfino ditte private e specialisti a titolo individuale come parte delle azioni di appoggio alla GNC. 
 
In qualche modo, i nemici del processo iniziato dal comandante Hugo Chavez dichiarano apertamente che non si fermeranno fino ad arrivare alla meta finale, che è il rovesciamento del governo bolivariano. 
 
Tuttavia, come reiterano i leader venezuelani, le forze armate, il popolo ed i gruppi alleati al progetto rivoluzionario, si preparano per la peggiore delle opzioni, atteggiamento che non è stato considerato nelle valutazioni del Pentagono e della Comunità di Intelligenza. 
 

Roberto Garcia Hernandez, giornalista di Prensa Latina

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