Dopo una visita agli accampamenti di rifugiati di Areesha, Ein Issa e Mabrouka, il rappresentante dell’Unicef nel paese levantino, Fran Equiza, si dispiacque che migliaia di minorenni di famiglie sfollate per la violenza soffrano esperienze di profondo traumatismo.
Equiza menzionò come esempio della tragedia i bambini di Raqqa e Deir ez Zor, due delle località più colpite dai bombardamenti del conflitto che esplose in marzo del 2011, a partire dall’impegno di occidente e dei suoi alleati regionali di imporre un cambiamento di regime a Damasco.
Si tratta di bambini che hanno visto da vicino la guerra e perso amici e familiari, e benché siano terrorizzati, non hanno perso la speranza, disse.
Il rappresentante dell’Unicef illustrò la situazione col caso di Rawan, una residente di Raqqa di 11 anni, che affermò: “Prima giocavamo, ma dopo arrivò l’oscurità”.
D’accordo con Equiza, benché alcuni bambini sono riusciti a scappare da Raqqa ed altre città, molti continuano imprigionati in scenari di combattimento.
Rispetto alla situazione particolare di Raqqa, si dispiacque che la città sia completamente isolata dall’assistenza umanitaria e che le famiglie non abbiano accesso stabile al cibo ed all’acqua potabile.
“Sei anni e mezzo di conflitto hanno rubato l’infanzia a milioni di bambini siriani, ed hanno causato loro una sofferenza indescrivibile. Le parti in guerra devono fermare la violenza!”, ha concluso.
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