venerdì 26 Luglio 2024
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Ritrovo

E’ passato mezzo secolo, la maggioranza dei boliviani che lo conobbero non ci sono più ed i giovani conobbero il suo nome per i mass media che deformarono la sua epopea ed i suoi ideali, ma oggi Ernesto Che Guevara ed i suoi guerriglieri risorgono di nuovo vittoriosi. 

 
La tranquillità di questa piccola ma bella cittadina della provincia omonima e della località de La Higuera, persa tra le montagne a circa 60 chilometri salendo sulla cordigliera delle Ande, all’improvviso è stata rotta dal continuo arrivo di visitatori da tutto il mondo. 
 
L’obiettivo di tutti è lo stesso, vengono da tutte parti, in carovane dai nove dipartimenti della Bolivia o in lunghe vicissitudini dai paesi vicini come Cile, Argentina, Perù, Brasile e Paraguay, o coi loro zaini in spalla, a rendere omaggio al Che. 
 
Per accoglierli sorse in poche ore, in un terreno contiguo al Mausoleo eretto sulla fossa dove furono incontrati i resti del Che e sei dei suoi compagni di guerriglia, un enorme accampamento di tende, in una delle quali ha dormito il presidente Evo Morales Ayma. la notte prima dell’incontro centrale. 
 
È che questo omaggio a 50 anni dell’arrivo del Che in Bolivia è stato intriso dalla semplicità e dalla fermezza antimperialista che lo caratterizzò tutta la sua vita e per cui fu assassinato per ordine della CIA dall’allora dittatura boliviana, il 9 ottobre 1967. 
 
Precisamente, alla fine ed ad un fianco di quell’antica pista militare seppellirono in gran segreto i cadaveri del Che, e sull’oggi conosciuta come Fossa dei Guerriglieri si alza il solenne Mausoleo visitato in questi giorni da migliaia di persone di diverse nazionalità. 
 
Vicino a quel luogo, un gruppo di scienziati cubani scoprì i suoi resti 30 anni dopo il tentativo di occultarli, ed identificò vari metri sotto ad una discarica locale, la tomba di Tamara Bunker (Tania) l’unica donna della guerriglia, insieme ad un altro gruppo di combattenti. 
 
In un costante movimento ci troviamo sempre coi medici della Brigata Cubana che hanno assunto il compito rispettabile di abbellire tutti i luoghi storici, da La Higuera e la Rotta del Che fino al Mausoleo ed il Centro Culturale a Vallegrande. 
 
L’emozione c’invade passando per la Quebrada del Yuro, dove il Che ha affrontato il suo ultimo combattimento fino a che, ferito ad una gamba, la sua carabina inutilizzabile e senza pallottole nella sua pistola, fu catturato mentre il suo compagno Willy (Moises Guevara) lo portava in barella fino alla cima della collina per cercare di evadere il cerchio militare. 
 
Essere nello stesso luogo dove fu mitragliato e dopo trasportato alla lavanderia dell’Ospedale Nostro Signore di Malta a Vallegrande, esposto come un trofeo di guerra e dopo all’obitorio dove gli tagliarono le mani per soddisfare la richiesta di identificazione della CIA, emoziona ed indigna. 
 
Per questa prepotenza imperiale, oggi ancora più aspra grazie all’attuale governo di Washington, per molti dei partecipanti in questo omaggio ai 50 guerriglieri, argentini, cubani, boliviani e peruviani, il combattimento dove cadde fisicamente in una battaglia molto disuguale, fu il penultimo, non l’ultimo. 
 
Così si riafferma nei costanti incontri ed emotivi saluti con persone sconosciute che ti abbracciano per il semplice fatto di essere insieme nel luogo dove morì fisicamente il Che, ma anche dove continua vivo coi suoi ideali, combattendo ed irradiando al mondo il suo esempio. 
 
Bolivia, per la cui vera e definitiva indipendenza diedero la loro vita, mezzo secolo fa, il Che ed i suoi compagni, è oggi dimostrazione palpabile della validità di quella colonna di avanguardia, la cui semenza dell’uomo nuovo comincia a germinare col governo del presidente Evo Morales Ayma. 
 
Pedro Rioseco, inviato speciale di Prensa Latina in Bolivia

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