L’alba li trovò lì, di fronte ai luoghi dove riposano ora i resti di Carlos Manuel de Cespedes, iniziatore delle gesta per l’indipendenza; Mariana Grajales, progenitrice della gloriosa stirpe dei Maceo; Josè Martì, l’Eroe Nazionale, e Fidel Castro, leader della Rivoluzione Cubana.
La cerimonia di inumazione dei resti mortali di Cespedes e Mariana venne a collocare in sequenza coerente nella spianata frontale della necropoli questi monumenti, che alludono ai tempi della fondazione, in una cronologia inserita nelle radici storiche della nazione.
Commemorandosi i 149 anni dal sollevamento che nella proprietà La Demajagua mise in moto gli impegni libertari dei cubani, si unirono qui simboli che ci accompagnano da secoli, coi contorni verdi delle montagne della leggendaria Sierra Maestra e le palme reali, scosse dalla brezza mattutina.
L’inno nazionale, la bandiera tricolore che ondeggiò vivace durante quell’ora, le note di canzoni tanto emblematiche come El Mambì e La Bayamesa; lo scampanio della campana de La Demajagua, che accompagnò quel gesto di disubbidienza, ed i colpi a salve di artiglieria, furono parte della solennità che fece vibrare i presenti.
La relativa vicinanza di San Lorenzo, il punto della Serra dove cadde in combattimento con l’intervento di soldati spagnoli il Padre dalla Patria nel 1874, fu parte dell’evocazione, come la consegna generosa da parte di Mariana di vari dei suoi figli alla causa per l’indipendenza dal giogo coloniale.
Rose bianche appena tagliate esprimono di fronte ad ognuna delle tombe l’omaggio di un popolo, rappresentato da quelli che in questa mattina di ottobre ebbero l’opportunità irripetibile di assistere a questa illuminazione, sotto il cielo sereno della Patria.
Ig/mca