Il caso di Santiago Maldonado, il cui corpo senza vita è stato trovato il 17 ottobre dopo 78 giorni di ricerche, continua aspettando il risultato dell’autopsia che metterà in evidenza le cause reali di come è morto.
Noi rimaniamo in silenzio senza fare nessuna dichiarazione pubblica dove si comunichino i dettagli della causa che, come sappiamo, è in una fase chiave della ricerca, hanno ricordato i suoi famigliari in un comunicato diffuso nella pagina in internet dedicata al giovane.
Nel testo sottolineano che hanno chiesto prudenza sul caso e molti lo hanno capito e rispettato. Nonostante, dicono, continuano a saltare fuori notizie in alcuni mezzi di comunicazione con dettagli e risultati che non emergono dalle prove del caso e che non conoscono i nostri periti.
I famigliari del giovane di 28 anni hanno ribadito la necessità di lasciare lavorare il giudice incaricato sul caso senza interferenze.
La diffusione di queste notizie non aiuta ad incontrare la verità ed ad ottenere giustizia, che è l’unica cosa che cerchiamo, hanno enfatizzato.
Hanno sottolineato anche che la settimana scorsa ci sono state delle novità trascendenti. “Dalle perizie fatte ai telefoni, alle schede di memoria ed alla camera fotografica digitale abbiamo potuto ammirare la bellezza dei suoi lavori ed il rispetto per tutte le persone che tatuò: centinaia di fotografie soltanto della parte del corpo tatuata”.
“Abbiamo visto i video delle assemblee popolari in Cile, dove Santiago registra i dibattiti sui reclami delle terre da parte dei contadini e dei lavoratori; abbiamo visto i musicisti cantando e suonando sulle strade; passo a passo i suoi murales, le sue canzoni ed i suoi testi”, sottolinea il comunicato.
Il caso di Maldonado oggi continua aperto e, mentre le perizie sul corpo del giovane avanzano, gli sguardi restano puntati su un testimone E che potrebbe essere stato l’ultimo che l’ha visto vivo.
Santiago è stato visto per ultima volta il 1º agosto mentre appoggiava la lotta della comunità Mapuche Pu Lof in Resistenza che hanno recuperato le terre occupate illegalmente dal milionario italiano Benetton.
Quel giorno la gendarmeria ha represso la protesta sulla strada 40 di Cushamen ed il giovane è stato visto scappando. Il suo caso è trattato come desaparicion forzata .
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