venerdì 26 Luglio 2024
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Ostilità degli Stati Uniti verso Russia continua con Trump, afferma Lavrov

Mosca, 30 nov (Prensa Latina) L'ostilità degli Stati Uniti verso Russia continua oggi con l’amministrazione di Donald Trump ed è appena differente da quella praticata da Barack Obama, ha considerato il ministro russo degli esteri, Sergei Lavrov.

La tattica dell’amministrazione di Trump è molto simile a quella di Obama e si sviluppa per inerzia, perché rimangono le azioni ostili di Washington, ha dichiarato Lavrov al quotidiano italiano Libero.

Piuttosto, con l’aiuto della lobby anti-russa a Washington sono state implementate misure come l’estensione delle sanzioni unilaterali, si rafforza un sistema antimissile globale ed aumenta il contingente della NATO e degli Stati Uniti, vicino al confine con Russia, ha sottolineato.

Russia denuncia che lo scudo antimissile statunitense e il dispiegamento di ulteriori forze della NATO sono una minaccia diretta alla sua sicurezza nazionale.

In mezzo a un’ondata di “russofobia”, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge per contrastare i nemici degli Stati Uniti mediante l’applicazione di sanzioni, ha ricordato Lavrov, riferendosi alla normativa che comprende anche azioni contro Teheran e Pyongyang.

Un attacco senza precedenti è stato la chiusura del nostro consolato a San Francisco, in California, e l’espropriazione di cinque delle nostre proprietà diplomatiche nel paese del nord, ha denunciato il ministro russo.

Oltre ad ordinare la chiusura di suddetto consolato, gli Stati Uniti hanno espulso Russia dai suoi uffici commerciali a New York e Washington, ed hanno confiscato due case di vacanza nella capitale statunitense ed alla periferia di New York.

D’altra parte, Lavrov ha ribadito che Crimea fa parte del territorio della Federazione  della Russia e considera chiusa la discussione sulla questione, un altro fatto che sottolinea la differenza tra Russia e gli Stati Uniti.

“Ricordo che si tratta di una decisione sovrana, libera e democratica del popolo di Crimea, che ha preso una decisione consapevole in favore della pace e della prosperità”, ha considerato il ministro degli Esteri russo, riferendosi al referendum del marzo del 2014.

“Questo modo di espressione popolare per esercitare il loro diritto all’autodeterminazione è stato l’unica difesa possibile degli interessi essenziali del popolo, in mezzo all’ascesa del neofascismo dopo il golpe di Stato nel febbraio del 2014 a Kiev”, ha sottolineato.

Un plebiscito come quello del 2014 ha salvato la popolazione della Crimea dagli orrori della guerra e delle violenze che da tre anni pratica il governo ucraino contro la popolazione ribellata nella regione carbonifera del Donbass.

Da aprile dello stesso anno, Kiev ha lanciato un’operazione di punizione contro Donetsk e Lugansk che si sono auto-proclamate repubbliche indipendenti, seguendo il percorso del referendum, un mese più tardi.

Ig/omr/to

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