venerdì 26 Luglio 2024
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Gli Stati Uniti ritornano a rimanere isolati all’ONU

Gli Stati Uniti ritornano a rimanere isolati nelle Nazioni Unite dopo le tante manifestazioni di rifiuto espresse nell'Assemblea Generale sulla decisione di Donald Trump di nominare Gerusalemme come capitale dell'Israele. 

 
Ieri, in una sessione straordinaria del maggiore organismo dell’ONU -che riunisce tutti gli Stati membri -, il progetto di risoluzione contro la misura del mandatario nordamericano ha ricevuto l’appoggio di 128 paesi, nove contrari e 35 astensioni. 
 
Solo Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo, Israele e gli Stati Uniti hanno votato come contrari; mentre, alcune piccole nazioni si astennero dopo le minacce espresse dall’ambasciatrice Nikki Haley. 
 
La rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ha detto che si ricorderanno della votazione nell’Assemblea Generale quando qualche governo che votò contro gli USA accorrerà a Washington per chiedere aiuti o finanziamenti. 
 
“Gli Stati Uniti sono il principale contribuente dell’ONU e delle sue agenzie, appoggiamo le missioni di assistenza e proteggiamo la sicurezza in tutto il mondo, ma quando facciamo questi apporti abbiamo il diritto di aspettarci che la nostra buona volontà sia rispettata”, ha osservato Haley. 
 
“Non dimenticheremo questa aggressione subita nell’Assemblea Generale, lo faremo quando qualcuno verrà a bussare alla nostra porta con l’obiettivo di servirsi dell’influenza di Washington o chiedendo aiuto monetario”, ha affermato. 
 
Dopo avere intimorito gli stati delle Nazioni Unite, Haley lasciò chiaro che nessuna votazione segnerà una differenza rispetto alle decisioni del presidente Donald Trump ed assicurò che manterranno la disposizione di trasferire l’ambasciata settentrionale a Gerusalemme, riconoscendola come capitale dell’Israele. 
 
Sebbene la prepotenza statunitense ha spaventato qualcuno, ha generato il rifiuto maggioritario della comunità internazionale che ha patrocinato per una soluzione, per il conflitto palestinese-israeliano, sulla base dello stabilimento dei due stati, con Gerusalemme come capitale condivisa e le frontiere previste nel 1967. 
 
Perfino quelli che hanno deciso di astenersi, hanno respinto le misure unilaterali di Trump ed hanno denunciato che queste possono condurre ad una scalata di confronti nella regione, oltre a violare il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni. 
 
La risoluzione promossa dall’Assemblea Generale dell’ONU esige che “tutti gli Stati compiano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza relative alla Città Santa di Gerusalemme e che non riconoscano nessuna azione o misura contraria a queste risoluzioni”. 
 
In realtà, la votazione nel maggiore organo delle Nazioni Unite riprende un documento dibattuto recentemente nel Consiglio di Sicurezza riferito alla decisione di Trump su Gerusalemme. 
 
Benché 14 dei 15 membri del Consiglio sono stati contro questa misura, gli Stati Uniti hanno vietato il progetto di risoluzione nella loro qualità di membro permanente. 
 
L’ambasciatore venezuelano, Samuel Moncada, come presidente del Movimento dei Paesi Non Allineati, ha respinto la decisione unilaterale di Trump. 
 
“Dopo il veto degli Stati Uniti, il Consiglio di Sicurezza rimane paralizzato rispetto a questo tema”, ha denunciato ed ha condannato le azioni dell’Israele che si espande sempre di più nei territori palestinesi occupati con la forza. 
 
Gerusalemme è parte integrale del territorio palestinese, ha detto ed ha condannato qualunque misura che rompa il suo statuto. 
 
Tali petizioni si sono ripetute con abbastanza frequenza nell’Assemblea Generale, dove molti disattesero le minacce statunitensi di ritagliare finanziamenti all’ONU ed ai suoi paesi membri. 
 
Gli Stati Uniti apportano un 22% del presupposto delle Nazioni Unite ed un 28,5 delle risorse finanziarie alle operazioni di mantenimento della pace. E nonostante ciò, il paese settentrionale si isola ogni giorno di più nell’organismo multilaterale, specialmente dopo dare le spalle all’Accordo di Parigi ed uscire dall’Unesco. 
 
Questo anno, anche nell’Assemblea Generale, i paesi del mondo li hanno lasciati soli un’altra volta nel loro impegno di mantenere il bloqueo economico commerciale e finanziario contro Cuba: con 191 voti a favore si è approvata una volta di più la risoluzione che sollecita il sollevamento di questo meccanismo. 
 
Ibis Frade Brito, corrispondente di Prensa Latina presso l’ONU

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