A ciò si è unita una possibile denuncia del gruppo progressista Movimento Nuovo Perù (MNP) contro il primo ministro Mercedes Araoz ed il titolare di Giustizia, Enrique Mendoza, per avere mentito la settimana scorsa negando che il procedimento rapido era già in funzione.
La polemica del perdono concesso ha causato che, oltre al direttore dei diritti umani del Ministero di Giustizia, Roger Rodriguez, abbiano rinunciato due funzionari dello stesso portafoglio, sempre in opposizione all’indulto presidenziale decretato domenica scorsa.
Il segretario della Commissione sulla pace, risarcimento e riconciliazione, Daniel Sanchez, e la responsabile del Programma di Risarcimento per le vittime della violenza interna delle decadi passate, Katherine Valenzuela, sono i nuovi rinunciatari.
Rodriguez ha affermato che la successione degli eventi -prima dell’indulto, una frazione “fujimorista” ha ostacolato la destituzione parlamentare del presidente Pedro Pablo Kuczynsk – determina che il supposto stato di salute grave di Fujimori non sia verosimile.
Ha aggiunto che durante il processo di un’anteriore domanda di indulto da parte dell’ex governante “benché sia restata senza successo, è stata una dimostrazione che sempre hanno cercato di manipolare la realtà” per ottenere il perdono dell’allora presidente Ollanta Humala.
Daniel Sanchez, da parte sua, considerò insostenibile, “in questo contesto vergognoso, poter rappresentare un ufficio che dovrebbe dialogare permanentemente con le vittime”.
Valenzuela ha annunciato le sue dimissioni perché non potrebbe rappresentare il Ministero di Giustizia davanti ai familiari di desaparecidos o di una comunità distrutta dalla violenza.
D’altra parte, diverse fonti vicine al governo segnalano che i ministri della Difesa, Jorge Nieto, e di Cultura, il famoso attore Salvador del Solar, conosciuti per la loro opposizione previa all’indulto, lasceranno anche i loro incarichi.
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