Formulando il suo voto davanti al Tribunale Regionale Federale della Quarta Regione (TRF4), nella città di Porto Alegre, Gebran Neto non solo ha convalidato la decisione adottata in prima istanza dal giudice Sergio Moro, bensì ha chiesto, inoltre, che la sanzione sia effettiva quando si concludano i ricorsi che si presenteranno presso questa istanza.
Il giudice, che ha rifiutato tutti gli allegati presentati dalla difesa, ha affermato che il caso di Lula è diverso da tutti gli altri analizzati nell’ambito dell’operazione contro la corruzione “Lava Jato”, per cui -ha detto – “non si esige che rimanga dimostrata la sua partecipazione attiva” nei fatti per i quali è accusato.
Secondo il magistrato, ci sono prove reali “che l’ex presidente è stato uno degli articolatori, forse il principale, dello schema di corruzione nell’azienda statale Petrobras, del quale risultò presuntivamente beneficiario”.
Lula è stato condannato da Moro per i supposti delitti di corruzione passiva e riciclaggio di denaro sporco senza che esistesse nessuna prova che confermasse il suo carattere di proprietario di un appartamento nel litorale di Sao Paulo, che sarebbe stato acquisito come vantaggio indebito per agevolare l’azienda OAS nell’ottenere contratti con Petrobras.
Tuttavia, riferendosi oggi all’assenza di elementi probatori Gebran Neto ha sostenuto che in questo caso quello che dà validità all’accusa è “la convergenza e coerenza di indizi” di corruzione, per cui le prove indirette acquisiscono lo stesso valore di quelle dirette.
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