venerdì 26 Luglio 2024
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Inviato del Vaticano andrà in Cile per investigare il tema degli abusi sessuali

Santiago del Cile, 30 gen (Prensa Latina) L'evidente insoddisfazione in Cile per le dichiarazioni del papa Francesco l'ultimo giorno della sua recente visita ha fatto oggi un giro di 180 gradi con la decisione del pontefice di inviare un pubblico ministero investigatore. 

 
L’arcivescovo di Malta, monsignore Charles J. Scicluna, addetto dei delitti più gravi commessi dentro la Chiesa, arriverà al paese australe in data ancora da determinare, ha confermato la Conferenza Episcopale del Cile. 
 
In un comunicato letto dal portavoce della Conferenza Episcopale, Jaime Coiro, è stata confermata la notizia che Scicluna verrà ad investigare le accuse di occultamento di abusi sessuali da parte del vescovo Juan Barros. 
 
Precisamente, il papa Francesco ha dato il suo totale appoggio al vescovo di Osorno, città del sud cileno, durante il suo soggiorno nella nazione sud-americana ed è arrivato a qualificare come “calunnie senza nessuna prova” le segnalazioni contro Barros. 
 
Tuttavia, nel volo di ritorno a Roma dal Perù, apparentemente informato delle ripercussioni negative in Cile ai suoi commenti, ha fatto il primo passo di rettifica nell’ammettere che aveva voluto dire “evidenza” e non “prova”. 
 
A proposito di alcune informazioni recenti sul vescovo cileno, il pontefice ha disposto di inviare l’arcivescovo di Malta, “per ascoltare quelli che hanno manifestato la volontà di fare conoscere elementi che possiedono sul religioso”. 
 
Davanti a domande di Prensa Latina, Coiro ha sottolineato che la Conferenza Episcopale non ha la facoltà di chiedere al vescovo Barros di farsi da parte finché dura il processo, benché fraternamente i suoi colleghi possano suggerirglielo. 
 
È un processo che sarà aperto a tutte le persone che vogliano offrire testimonianze, ed avrà accesso ai processi giudiziali anticipati nel terreno civile, ha dettagliato il portavoce. 
 
L’arcivescovo di Malta è il pubblico ministero del tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede, addetto ad investigare i “delicta graviora”, cioè, i crimini che la Chiesa considera più gravi, commessi contro l’eucaristia. 
 
Francesco ha detto in Cile che “il giorno che mi portino una prova, allora parlerò”. Ma ha cambiato opinione davanti al rifiuto generale. 
 
Il vescovo è accusato di complicità col sacerdote Fernando Karadima, condannato e defenestrato dalla Chiesa cattolica per commettere abusi sessuali. Barros è accusato dalle vittime di non averle protette. 
 
Ig/ft

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