Tutto ciò sarebbe una possibilità per alleviare le sofferenze, per quanto possibile, che subiscono milioni di persone nel paese mediorientale, ha sottolineato un comunicato rilasciato dal vice portavoce del segretario generale Farhan Haq.
La squadra umanitaria delle Nazioni Unite in Siria ha avvertito delle conseguenze terribili della crisi umanitaria, ora aggravata in diverse regioni dopo un aumento dei conflitti, ha affermato.
Ad esempio, ad Afrin, le operazioni militari in corso ed il blocco delle uscite hanno lasciato molti civili intrappolati e senza accesso a zone più sicure dove andare, ha affermato Haq.
Finora, 380 famiglie sono state sfollate nei villaggi circostanti ed anche nei quartieri della città di Aleppo, mentre migliaia di persone sono state sfollate all’interno di Afrin, ha aggiunto.
Ad Idleb, le operazioni militari hanno causato un aumento delle vittime e degli sfollamenti verso aree più sicure. Dal momento che i combattimenti si intensificano, aumenterà ancora di più il numero di civili colpiti dalla violenza, ha avvertito.
Le agenzie umanitarie dell’organizzazione multilaterale hanno ricominciato solo pochi giorni fa le consegne degli aiuti nelle aree al confine con Turchia.
Un totale di 25 camion con cibo e forniture mediche sono arrivati in territorio siriano il 31 gennaio, la prima consegna dopo la decisione presa dall’ONU il 20 gennaio di sospendere temporaneamente il processo a Bab al-Hawa a causa dei problemi di sicurezza.
La crisi in Siria è scoppiata nel marzo 2011, come risultato dell’interesse dell’occidente e dei suoi alleati regionali ad imporre un cambio di regime a Damasco.
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