venerdì 26 Luglio 2024
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Giron, lezione per un impero

L'invasione mercenaria a Playa Giron, nel 1961 è passata alla storia come la prima gran sconfitta dell'imperialismo statunitense in America Latina, un fatto che ha segnato l’impegno dei cubani nel costruire un processo sociale differente nell'isola caraibica. 

 
L’atto di odio e prepotenza è stato organizzato dagli Stati Uniti ed il suo effetto durò appena solo 68 ore per la risposta di un popolo disposto a dare una lezione di dignità e rispetto al paese più poderoso di tutti i tempi. 
 
Dopo il trionfo della Rivoluzione in gennaio del 1959, la CIA ed altre entità nordamericane di sicurezza hanno dato priorità nelle loro agende ai piani ed alle azioni destabilizzatori contro la maggiore delle Antille. 
 
Washington ha usato risorse abbondanti in questi compiti, specialmente nella creazione e nell’assicurazione logistica di un focolaio di bande controrivoluzionarie nelle montagne del centro di Cuba, molto vicino al luogo dove si produsse lo sbarco. 
 
Tuttavia, al momento dell’invasione questa forza era stata già messa fuori combattimento dai battaglioni formati da miliziani operai, contadini e studenti. 
 
Davanti al pericolo cruciale, in ottobre del 1960, il Comandante in Capo Fidel Castro ha convocato la gioventù cubana a prepararsi in maniera volontaria in un breve periodo di tempo per difendere il processo di cambiamento iniziato nel paese. 
 
A quel tempo hanno cominciato a comprare le prime armi antiaeree provenienti dall’oggi estinto campo socialista. 
 
Raul Castro visitò in luglio del 1960 Cecoslovacchia e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ed ha firmato vari accordi militari, e per novembre di quello stesso anno, presidiò la consegna di armamenti ai battaglioni dei miliziani. 
 
Tra gli strumenti ottenuti c’erano fucili, mitragliatrici, mezzi antiaerei, obici, mortai e lanciamissili, comprati coi fondi ottenuti da una campagna popolare denominata “Armi per difendere la Rivoluzione”. 
 
Nelle file di quello che sarebbe poi il futuro Corpo di Artiglieria delle Forze Armate Rivoluzionarie, sono arrivati molti giovani, alcuni di loro adolescenti di solo 15 anni. 
 
Previo all’attacco a Playa Giron, il 15 aprile 1961, alle 06:00 (ora locale), furono attaccati di sorpresa tre aeroporti cubani: Ciudad Libertad, San Antonio de los Baños e Santiago de Cuba, da otto aeroplani caccia cannonieri B-26, con le insegne della forza aerea nazionale che sono decollati dall’aerodromo nicaraguense di Puerto Cabezas. 
 
Un giorno dopo, nelle cerimonie funebri per i caduti in difesa della nazione, il Comandante in Capo, Fidel Castro, ha parlato ad un popolo congregato all’angolo di 23 e 12, nel quartiere Vedado della capitale. 
 
Non è stato un discorso, era un tributo e contemporaneamente un impegno di Fidel con le vittime del crudele bombardamento, e per questo ha proclamato davanti al mondo il carattere socialista della nascente Rivoluzione cubana. 
 
In quell’occasione il Comandante in Capo ha affermato: “…e che abbiamo fatto una rivoluzione socialista sotto il naso degli Stati Uniti, e che questa rivoluzione socialista la difendiamo con questi fucili, e che questa rivoluzione socialista la difendiamo col valore con cui ieri i nostri artiglieri antiaerei hanno crivellato a colpi gli aeroplani aggressori”. 
 
Soldati e miliziani con fucili alzati in alto, vicino ai lavoratori e popolo in generale hanno approvato le parole del famoso leader, ed hanno confermato la loro disposizione di difendere il processo sociale iniziato nel 1959 fino all’ultima goccia di sangue. 
 
Fidel ha denunciato l’imminente invasione all’isola, organizzata dal governo degli Stati Uniti. 
 
In questo senso ha sottolineato: “l’attacco di ieri è stato il preludio dell’aggressione dei mercenari, l’attacco di ieri che è costato sette vite eroiche ha avuto il proposito di distruggere i nostri aeroplani in terra, ma hanno fallito, hanno distrutto solo tre aeroplani, ed il grosso degli aeroplani nemici è stato danneggiato o abbattuto…”. 
 
Come lo predisse, all’alba del 17 aprile 1961 un gruppo allenato, equipaggiato e finanziato dalla Casa Bianca è sbarcato a Playa Giron e Playa Larga. 
 
Davanti alla resistenza dei cubani, in meno di 72 ore i mercenari sono stati annichiliti in maniera schiacciante, trasformando l’invasione a Playa Giron come la prima gran sconfitta dell’imperialismo in America Latina. 
 
Joel Michel Varona, giornalista della Redazione Nazionale di Prensa Latina 
 

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