venerdì 26 Luglio 2024
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Cile: terremoto tra i vescovi cattolici del Vaticano?

Alcuni esperti segnalano che per lo meno otto vescovi della chiesa cattolica cilena potrebbero essere rimossi e perfino ricevere delle punizioni da parte del Vaticano, a causa degli scandali di pedofilia e degli abusi sessuali. 

 
La data di questa eventuale scossa da parte della gerarchia cattolica in Cile potrebbe essere la terza settimana di maggio prossimo, quando il papa Francesco ha convocato a Roma una riunione coi vescovi del paese australe. 
 
Il Sommo Pontefice, in un testo diffuso dalla Conferenza Episcopale del Cile, ha riconosciuto “gravi equivoci di valutazione e percezione” intorno ai casi denunciati di abuso sessuale della chiesa cattolica. 
 
Allo stesso tempo, ha ammesso errori “per mancanza di informazione verace ed equilibrata”, un tema che ha cambiato l’impatto della sua visita al paese australe in gennaio. 
 
“Già da adesso chiedo perdono a tutti quelli che ho offeso e spero di potere farlo anche personalmente, nelle prossime settimane, nelle riunioni che avrò con rappresentanti delle persone intervistate”, ha affermato. 
 
Al principio, questa specie di mea culpa del papa Francesco è stata ricevuta con speranza e scetticismo, ma l’inevitabile filtrazione di informazioni, vicino ad un’analisi più esaustiva di quanto scritto dalla massima figura del Vaticano, scommettono su un ammonimento senza precedenti. 
 
Da vari anni, ministri della chiesa in numerosi paesi sono stati accusati di abusare sessualmente di seminaristi e seguaci della religione, atti di omosessualità e pratiche da pederasti. 
 
Teresa Marinovic, laureata in filosofia e cattolica praticante, ha rivelato in un esteso commento nelle reti sociali che nella missiva del papa Francesco c’è un messaggio nascosto, molto più profondo di quello che sembra. Secondo Marinovic, la dimissione di Benedicto XVI dal Vaticano è stata relazionata con la sua impotenza, che non gli permetteva affrontare le accuse di abuso sessuale della chiesa nelle diverse diocesi del mondo. 
 
Allo stesso tempo, ha elogiato la capacità del papa Francesco per reinventarsi, quando in effetti le impalcature e meccanismi di investigazione ed informazione della chiesa cattolica in Cile, avevano occultato o distorto i fatti ampiamente denunciati. 
 
TRAMA IN SUSPENSE 
 
Il sacerdote gesuita Felipe Berrios ha detto di aver visto una speranza nel messaggio di Francesco, benché rimarcasse anche che questo confermerebbe l’esistenza di una mafia all’interno del clero. 
 
Monsignore Charles Scicluna, vescovo di Malta, è andato in Cile a febbraio in qualità di procuratore generale del Vaticano per approfondire le denunce contro il vescovo di Osorno, Juan Barros, accusato di complicità con l’espulso sacerdote Fernando Karadima. 
 
Karadima è stato accusato di atti di pedofilia ed abuso sessuale, mentre testimoni segnalano che Barros non solo ha occultato i fatti, ma bensì ha contribuito che accadessero. 
 
Il sacerdote Berrios ha segnalato che la missiva del papa “conferma molte intuizioni che uno aveva (…). Spero che da adesso fino al momento che viaggino i vescovi al Vaticano non continui questa macchina di disinformazione che esiste nella Chiesa Cattolica”. 
 
“Credo che ci sia una mafia. Non dobbiamo dimenticare che il papa Benedicto ha rinunciato perché non poteva fare nulla, ed io ho paura che questa macchina continui a funzionare con secreti, influenze nascoste, disinformazione”, ha aggiunto. 
 
Juan Carlos Cruz, James Hamilton e Josè Andres Murillo hanno affermato che considerano positivo quanto scritto da Jorge Mario Bergoglio. Sono tre delle vittime di abusi sessuali, attualmente professionisti che godono di prestigio in Cile. 
 
Finalmente, dopo una riflessione congiunta, hanno deciso di accettare l’invito del Vaticano per andare a Roma a conversare su questi temi. 
 
“Il danno commesso dalla gerarchia della chiesa cilena, alla quale si riferisce il papa, ha colpito molte persone, non solo noi”, hanno affermato in un comunicato. 
 
Cruz, Hamilton e Murillo, vittime di Karadima, hanno sottolineato che il senso delle loro azioni ha mirato sempre al riconoscimento, al perdono ed alla riparazione per quello che hanno sofferto. 
 
“E così continuerà ad essere, fino a che ci sia tolleranza zero di fronte all’abuso ed all’occultamento nella Chiesa, diventi realtà”, hanno condannato. 
 
D’accordo con fonti fidate, monsignore Scicluna ha presentato al papa Francesco una relazione esaustiva di più di duemila pagine e registrazioni di numerose testimonianze raccolte nelle sue indagini in Cile. 
 
Benché le autorità ecclesiastiche siano state attente a non rivelare dettagli del contenuto del dossier aperto da Scicluna, è evidente che il “prurito” è grande e le paure di che cadranno alcune teste crescono minuto per minuto. 
 
Due vescovi che sono stati vicini a Karadima si sono allontanati dal loro antico precettore con un’infinità di giustificazioni ed un’altra personalità importante, l’arcivescovo di Santiago del Cile, Ricardo Ezzati, si è manifestato per la prima volta categorico nei suoi commenti. 
 
Ezzati ha affermato alla chiusura di un’Assemblea Straordinaria di Presbiteri di Santiago che senza dubbio il vescovo Juan Barros deve rinunciare al suo incarico dopo l’investigazione aperta contro di lui per denunce di occultamento della pederastia. 
 
Isaac Givovich, vittima e querelante della congregazione dei Hermanos Maristas, ha dichiarato che “tutta questo è una luce di speranza. Il viaggio di Scicluna in Cile ha aperto una scatola di pandora di quello che è la Chiesa Cattolica cilena”. 
 
“Per la mia esperienza, quando in una parte parla della crocifissione dell’infanzia, di come ci hanno tolto l’infanzia, mi sento molto toccato, perché è giustamente il nostro racconto, quello che abbiamo consegnato a Scicluna”, ha detto in riferimento al testo del vescovo di Roma. 
 
 
 
Fausto Triana, corrispondente di Prensa Latina in Cile

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