venerdì 26 Luglio 2024
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Sembra imminente un terremoto nella chiesa cattolica cilena

Benché il papa Francesco non abbia anticipato con sicurezza possibili sanzioni ai vescovi della chiesa cattolica in Cile, tutti gli indizi indicano verso un monito senza precedenti nella storia. 

 
Forse le misure non saranno tanto radicali come alcuni sperano, ma sicuramente l’intenzione di Sua Santità è dare un messaggio di portata mondiale per mettere limite agli scandali di abusi sessuali dei ministri della chiesa. 
 
Tre delle più conosciute vittime cilene di abusi sessuali da parte del sacerdote Fernando Karadima, hanno sostenuto incontri privati col vescovo di Roma negli ultimi giorni. 
 
Juan Carlos Cruz, James Hamilton e Josè Andres Murillo hanno affermato che “il papa ci ha chiesto perdono a nome personale e della chiesa”, dopo i loro incontri ed hanno anticipato che “senza dubbio adotterà delle misure”. 
 
Non sappiamo che tipo di sanzioni o punizioni applicherà il Sommo Pontefice ma abbiamo la speranza che rifletta con la coscienza di sapere con certezza tutti gli abusi commessi, ha commentato Cruz. 
 
La situazione è derivata da un’enorme perdita della credibilità da parte della Conferenza Episcopale del Cile, sulla quale Cruz ha segnalato categorico che “non è capace di chiedere perdono, non sa farlo”. 
 
Tutto succede poco prima dell’incontro che sosterranno le alte cariche della chiesa del paese australe nel Vaticano col papa Francesco dal 14 al 17 maggio, che potrà sboccare in dure sgridate e perfino a sospensioni. 
 
Gli invitati laici cileni hanno segnalato in un comunicato che “per 10 anni siamo stati quasi trattati come nemici, perché lottiamo contro l’abuso sessuale e l’occultamento. Questi giorni abbiamo conosciuto un viso amichevole della Chiesa, completamente distinto a quello che conoscevamo prima”. 
 
“Abbiamo conversato sull’esercizio patologico ed illimitato del potere che è la pietra angolare dell’abuso sessuale e dell’occultamento”, hanno puntualizzato. 
 
Durante la visita di Jorge Mario Bergoglio in Cile alla fine di gennaio, il tema del vescovo di Osorno Juan Barros era terminato con una difesa ad oltranza del Santo Padre, che aveva ignorato le denunce contro Barros e le aveva qualificate come infamie. 
 
Barros è accusato, come complice di Karadima, delle atrocità commesse contro seminaristi della chiesa cattolica. Suppositivamente è malato ed alcuni dei suoi colleghi hanno reclamato in pubblico la sua rinuncia. 
 
Il papa Francesco ha fatto retromarcia, è ricorso ad un uomo di fiducia, il vescovo di Malta, monsignore Charles Scicluna, procuratore generale del Vaticano, per anticipare un’investigazione in Cile a febbraio. 
 
La massima figura della chiesa cattolica ha chiesto perdono in una lettera inviata alla Conferenza Episcopale ed ha annunciato la sua decisione di riunirsi a Roma coi 32 vescovi cileni. 
 
Fausto Triana, corrispondente di Prensa Latina in Cile 

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