venerdì 26 Luglio 2024
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Cuba ed il suo appoggio inalterabile alla causa palestinese

Il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas, è arrivato oggi a Cuba, paese che mantiene un appoggio inalterabile al diritto di questo popolo arabo all'autodeterminazione ed alla fine dell'occupazione israeliana. 

 
Nelle Nazioni Unite ed in altri forum internazionali, l’isola ha reclamato per decadi la creazione dello Stato palestinese, con Gerusalemme Orientale come capitale e le frontiere anteriori a giugno del 1967, quando Israele ha cominciato l’occupazione. 
 
Dal 29 novembre 2012, Palestina è uno Stato osservatore non membro dell’ONU, mediante la risoluzione 67/19 dell’Assemblea Generale che ha ricevuto un appoggio categorico, 138 voti a favore, nove contrari e 41 astensioni. 
 
Gli Stati Uniti hanno diretto le pressioni e gli sforzi per ostacolare questa risoluzione, una posizione che per decadi è rimasta tale nel Consiglio di Sicurezza, dove protetti dal loro diritto al veto bloccano -salvo in un’occasione – o minacciano di farlo qualunque iniziativa contraria agli interessi di Israele, il suo alleato strategico nel Medio Oriente. 
 
Inoltre, la Maggiore delle Antille ha chiesto la sospensione del blocco imposto da più di 10 anni alla Striscia di Gaza, il rispetto al diritto dei rifugiati a ritornare alla loro patria e la fine della colonizzazione della Cisgiordania mediante insediamenti che generano la condanna mondiale. 
 
Appena due settimane fa, Cuba ha confermato la sua solidarietà con Palestina in un dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel quale intervenne la rappresentante permanente dell’isola presso l’organizzazione multilaterale, Anayansi Rodriguez. 
 
Nel Consiglio, la diplomatica ha respinto l’aumento della violenza israeliana a Gaza, che ha lasciato decine di vittime. 
 
Secondo Rodriguez, la condotta di Israele ed i suoi crimini contro la popolazione civile costituiscono una flagrante violazione della Carta dell’ONU e del Diritto Internazionale. 
 
Inoltre, ha sottolineato che l’aggressività degli occupanti allontana sempre di più le possibilità da riannodare le negoziazioni di pace dirette verso la reclamata soluzione dei due Stati. 
 
Anche in aprile, la Cancelleria cubana ha condannato in maniera energica “la notizia della criminale aggressione dell’Esercito di Israele contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza”. 
 
In una dichiarazione, ha ripudiato la repressione contro i partecipanti nella chiamata Gran marcia del ritorno, la maggiore manifestazione pacifica in vari anni alla frontiera con Gaza. 
 
Il Ministero di Relazioni Estere ha reiterato la posizione dell’isola di appoggio ad “una soluzione giusta e duratura per il conflitto palestinese-israeliano sulla base di due Stati, che permetta ai palestinesi il diritto alla libera determinazione ed a disporre di uno Stato indipendente e sovrano, con la sua capitale a Gerusalemme Orientale e con le frontiere previe al 1967”. 
 
SCENARIO AVVERSO 
 
L’arrivo del repubblicano Donald Trump alla Casa Bianca, in gennaio dell’anno scorso, ha rappresentato un duro colpo per la ricerca della pace tra le parti, a dispetto di un promosso piano di pace statunitense, che il presidente Abbas ha assicurato alcuni giorni fa non appoggerà. 
 
Trump ha attaccato l’ONU ed il suo predecessore nell’Ufficio Ovale, Barack Obama, per allegate posizioni anti-israeliane, soprattutto per la storica risoluzione del Consiglio di Sicurezza contro gli insediamenti colonizzatori, testo adottato in dicembre del 2016 davanti al quale gli Stati Uniti si astennero (prima volta che non hanno bloccato questo tipo di iniziative). 
 
In maniera ricorrente, la rappresentante permanente nordamericana davanti all’organizzazione di 193 paesi membri, Nikki Haley, ha minacciato i governi che criticano od ostacolino le azioni di Washington a beneficio di Tel Aviv. 
 
Tra le decisioni più polemiche c’è quella di Trump di trasferire l’ambasciata statunitense di Tel Aviv a Gerusalemme, sfidando il consenso globale di non riconoscere nessuna sovranità in questa città fino a che si ottenga la pace. 
 
Cuba ha manifestato in dicembre scorso la sua più profonda preoccupazione ed il suo rifiuto per la dichiarazione unilaterale di Gerusalemme come capitale di Israele, “fatto che costituisce una grave e flagrante violazione della Carta dell’ONU, del Diritto Internazionale e delle risoluzioni pertinenti delle Nazioni Unite”. 
 
Più recentemente, Washington ha allegato il diritto di Israele all’autodifesa per giustificare la violenza provocata a Gaza contro le proteste. 
 
Waldo Mendiluza, giornalista di Prensa Latina

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