venerdì 26 Luglio 2024
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Daniela Vega, al di sopra dei diritti riconosciuti

L'attrice transessuale cilena Daniela Vega ha ottenuto molti premi internazionali, ma sente che le manca qualcosa come essere umano e non è un riconoscimento, bensì un diritto. 

 
La protagonista di “Una donna fantastica”, vincitrice questo anno dell’Oscar come Migliore film straniero, vorrebbe poter scrivere il suo vero nome sulla tomba, nel suo paese natale. 
 
“Se io potessi, non porterei con me né un orecchino, né i miei anelli, né i miei occhiali, quando muoia vorrei portarmi via il mio nome, perché il mio nome è quello che io sono, è quello che ho fatto e quello che ho voluto fare nel momento in cui ero viva”, ha affermato la giovane di 28 anni di età, che ha assunto il suo cambio di genere ai 14 anni. 
 
Per Daniela, si tratta di una questione di dignità, che si può risolvere con volontà. 
 
Perché no? Dov’è allora la dignità del popolo? Dov’è la creazione dei diritti per la dignità delle persone? Queste ed un altro cumulo di domande la trasformano attualmente in una delle attiviste più coraggiose della comunità di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender (LGBT). 
 
Dopo scrivere la storia essendo la prima donna transessuale nell’assumere il ruolo di presentatrice in una cerimonia dei Premi Oscar, la Rivista Time l’ha scelta nel 2018 come una delle 100 personalità più influenti del mondo. 
 
L’interpretazione di Marina Vidal, una donna transessuale, nel film di Sebastian Lelio, le ha portato un Premio Platino, un Caleuche, ed i premi come Migliore Attrice nel Festival Internazionale del Cinema di Palm Springs e del Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano de L’Avana. 
 
Inoltre, ha messo nelle mani dell’artista e cantante lirica il Premio Ibero-Americano del Cinema Fenix ed il premio della giuria della categoria come Migliore attrice nel Festival del Cinema di Lima, in Perù. 
 
“L’arte, in generale, aiuta ad abbattere molte barriere, permette il loro ammorbidendo, perché l’arte è uno spazio di resistenza, di riflessione, di comunione”, ha affermato in un colloquio effettuato nel Centro Nazionale di Educazione Sessuale (Cenesex) di Cuba. 
 
Su questa isola dei Caraibi è arrivata per partecipare un’altra volta alla Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, che si sviluppa ogni mese di maggio con la direzione della sessuologa Mariela Castro. 
 
Secondo Vega, in molti paesi del continente latinoamericano le persone transessuali sono destinate a compiti minori, non ad una partecipazione politica, strategica, comunitaria. 
 
Ed io sento che il perché si trova nella parola paura, perché certa gente ha paura responsabilizzare certe persone, ha osservato. 
 
L’Oscar conquistato da “Una donna fantastica” negli Stati Uniti ovviamente è stata un’enorme soddisfazione, e soprattutto le ha permesso di amplificare la sua voce, ma questa ragazza non può smettere di pensare agli altri, preferisce difendere l’opportunità di ascoltare tutti. 
 
“Perché ci sono voci che sono legittime ed altre no? Questo si relaziona con la legittimità che diamo alla vita, non dovrebbe essere necessario vincere un Oscar affinché ti ascoltino, basta solo che esista la volontà di ascoltare”, ha sostenuto. 
 
“Quando gli Stati del mondo capiranno che l’identità è un diritto irrinunciabile?”, ha aggiunto. 
 
Inoltre, si è chiesta dov’è il potere degli Stati per appoggiare l’infanzia delle persone transessuali, perché non parliamo di qualcuno che si trasforma in un cavallo, in un cane od in un gatto, bensì di un essere umano, e lo reclama per esperienza propria, perché è stata vittima di discriminazione nell’infanzia. 
 
“Parlando di esseri umani, sarebbe interessante capire che i diritti umani non si caricano come una carta di credito, né come un centro commerciale, né con un automobile di lusso, i diritti umani si portano con noi fino alla tomba”, ha condannato. 
 
Chi dice che ci sono guerre che non sono legittime, che ci sono amori non conquistabili, che ci sono corpi non governabili?, ha interrogato questa vorace lettrice di poesia, che è arrivata al mondo dell’attuazione alla ricerca di uno strumento per capire se stessa. 
 
Secondo Daniela, dare dignità alle persone dovrebbe essere volontà politica di tutti gli Stati e dei governi, tale e come hanno appoggiato il diritto al suffragio, tra gli altri, perché la dignità dell’essere umano è, insieme alla diversità, la sua maggiore ricchezza. 
 
“Una donna fantastica” l’ha lanciata nello star system ma non è stato il suo primo film, perché il debutto cinematografico è stato nel 2014 con “La visita”, un film diretto da Mauricio Lopez Fernandez che le ha permesso di viaggiare invitata in diversi festival del mondo e le ha concesso i suoi primi premi internazionali come attrice. 
 
Alla fine di quest’anno anno, Vega sarà protagonista del film “Una domenica di luglio a Santiago”, di Visnu e Gopal Ibarra che l’hanno invitata a rappresentare una donna avvocata. 
 
Risponde misteriosamente ad una domanda di Prensa Latina, su che cosa vorrebbe fare nel cinema: “Mi piace sorprendere la gente, preferisco che si sorprendano”, ha concluso. 
 
In questi giorni, l’artista sta scrivendo un libro autobiografico, non si vergogna di essere transessuale, bensì è orgogliosa, e soffre l’obbligo di viaggiare con un nome maschile nel passaporto, ma non smetterà di lottare per essere riconosciuta in tutto il mondo come chi è, e questo lo sa bene, semplicemente, Daniela Vega.

 
 
Martha Sanchez, giornalista della redazione di cultura di Prensa Latina 
 

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