giovedì 12 Dicembre 2024
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Sahara Occidentale in agenda del vertice regionale

Due settimane prima del principio del 31º Vertice dell'Unione Africana (UA) il tema del Sahara Occidentale, uno di quelli previsti dall'appuntamento, riempie oggi le aspettative dell'opinione pubblica. 

 
D’accordo con un comunicato emesso dalla Commissione dell’UA, con sede ad Adis Abeba, attori della politica in Marocco fanno pressioni al Governo affinché assuma nell’incontro continentale, che si celebrerà in Mauritania, una posizione non molto favorevole alla conciliazione. 
 
Così, i deputati della Partito Giustizia e Sviluppo hanno inviato una missiva al ministro degli Affari Esteri, Nasser Bourita, riferendosi alle misure che pretendono assuma per difendere il Sahara marocchino. 
 
Secondo il testo diffuso dall’UA, da nessuna parte di detta lettera si fa riferimento esplicito ad una delle ariste più discusse a livello multilaterale: creare un’opzione vitale affinché il popolo saharawi acceda alla libera determinazione, come è il suo desiderio, e sulla base del rispetto dei principi della Carta dell’ONU e del diritto internazionale. 
 
L’Unione è favorevole ad iniziare conversazioni tra gli Stati membri col fine di stabilire la celebrazione di un referendum libero e giusto, e questa sarà la posizione da assumere nel Vertice, ha lasciato chiaro il blocco comunitario. 

Esperti regionali e di altre parti del mondo assumono visioni antagonistiche nel momento di abbordare il tema. 
 
Lo storiografo Maati Monjib ha considerato che l’UA può parteggiare per una soluzione accettabile per le due parti in cinque o 10 anni, qualcosa di simile ad una confederazione. 
 
Da parte sua, l’investigatore francese, professore dell’Università della Sorbona e specialista nel tema, Pierre Vermeren, ha indicato che il problema deve essere trattato nel Consiglio di Sicurezza e davanti al segretario generale dell’ONU “e lì non ci saranno i paesi africani a fare pressioni”. 
 
“Se l’UA raggiungesse un accordo, potrebbe soddisfare l’ONU. Tutto dipende dalla resistenza dell’Algeria e dalla sua capacità per consolidare una minoranza di blocco nell’ente”, ha detto Vermeren. 
 
“Finché Rabat continua ad essere appoggiato per Francia, Spagna e l’Unione Europea, non vedo come l’Unione Africana potrebbe imporre l’unica soluzione seria: un referendum di autodeterminazione”, ha assicurato lo specialista del Centro di Studi Strategici di Addis Abeba, Tefere Megistu. 
 
A sua volta, il coordinatore del Fronte Polisario presso la Missione delle Nazioni Unite per il referendum del Sahara Occidentale, Uld Jadad, crede che il Marocco solo ha due strade in Africa: “Adottare il profilo conciliatore che il re Mohamed VI ha assunto nel discorso del 31 gennaio 2017 oppure, incominciare già a dividere l’organismo panafricano cercando di espellere la Repubblica Araba Saharawi Democratica”. 
 
Le due vie avrebbero dei costi davanti all’opinione pubblica marocchina; la seconda di queste varianti è quanta meno, poco probabile, ha aggiunto Jadad. 
 
“La moderazione nelle parole del monarca quando il suo paese è entrato di nuovo all’UA si dovettero a che la maggioranza dei governi gli hanno chiesto di evitare le divisioni”, continua il coordinatore. 
 
Nonostante, dopo più di un anno da concretarsi questo passo, è difficile determinare la strada che seguiranno ed è molto probabile cerchino di cambiare i verbali costitutivi dell’Unione Africana, che impediscono di espellere un membro, ha assicurato. 
 
Ma benché per l’UA, Spagna continua ad essere la potenza amministratrice del Sahara, considera Marocco uno stato occupante, ed in tutte le sue risoluzioni e comunicati esige rispettare le norme dell’ONU che dalla decade degli anni 70 hanno corroborato il diritto dei saharawi ad un referendum. 
 
Nel 2017, l’Assemblea Generale ha sollecitato per consenso al Comitato di Decolonizzazione che continuasse ad esaminare la situazione nel Sahara Occidentale e l’informasse al riguardo nel suo 73 periodo di sessioni. 
 
Quella risoluzione, tra altri elementi, esprimeva l’appoggio al processo di negoziazioni in corso, mirando ad ottenere una soluzione politica giusta, duratura e mutuamente accettabile, che conduca alla libera determinazione. 
 
Tuttavia, nonostante i continui sforzi portati a capo, praticamente non esistono progressi nella ricerca di una via efficace per sbloccare il conflitto del Sahara Occidentale, che è in un punto morto da più di quattro decadi. 

di Richard Ruiz Julien, giornalista di Prensa Latina

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