venerdì 26 Luglio 2024
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L’ombra di Uribe nell’agenda di pace in Colombia

Dopo il trionfo elettorale di Ivan Duque, la cui candidatura presidenziale è stata promossa dal leader del partito Centro Democratico, Alvaro Uribe, ha cominciato in Colombia ha fare acqua da tutte le parti la già malconcia agenda di pace. 

 
Nell’ultima settimana si sono messe in moto alcune delle “correzioni” all’Accordo della Pace, annunciate da Ivan Duque, il nuovo presidente del paese. 
 
Il fatto più rilevante è stato la stoccata nel Congresso alla Giustizia Speciale di Pace (JEP), considerata la colonna vertebrale dello storico Accordo concordato a L’Avana tra il governo di Juan Manuel Santos e l’ex guerriglia delle FARC. 
 
In pochi minuti si distrusse il tono conciliatore con cui si è presentato Duque davanti ai colombiani, quando si seppe vincitore della ballottaggio presidenziale il passato 17 giugno. 
 
Benché spuntasse già prima, nel suo discorso e previamente nella sua campagna elettorale, l’intenzione di introdurre sostanziali modificazioni all’Accordo di Pace. 
 
“Il partito di Ivan Duque ha cambiato il cuore alla JEP e questo è grave”, ha denunciato un commentatore locale in allusione all’approvazione nel Senato del disegno di legge che regolamenta il funzionamento del tribunale di pace. 
 
I cambiamenti più discussi sono quelli che limitano la competenza della JEP in quanto all’esame di casi di estradizione e la proposta di congelare i processi contro i membri della forza pubblica, fino a tanto si approvi una riforma che garantisca loro un trattamento differenziato. 
 
Con la maggioranza nel Congresso delle forze di Uribe, sotto il cui appoggio si sono rifugiati molti dei suoi avversari dei partiti tradizionali, hanno ignorato la richiesta di Santos di preservare l’essenza di quanto accordato con le FARC. 
 
Perfino Santos ha considerato incostituzionali le modificazioni introdotte alla JEP, e con lui è stato d’accordo il senatore del Polo Democratico Alternativo, Ivan Cepeda. “Una legge ordinaria non può modificare la Costituzione”, ha segnalato il legislatore, riconosciuto attivista nei processi negoziatori della pace in Colombia. 
 
Per il senatore del partito governativo dell’Unità Nazionale, Armando Benedetti, si sta colpendo direttamente l’Accordo di Pace. 
 
“Il fatto che abbiano approvato due articoli del gruppo di Uribe nella JEP, che distorcono gli Accordi di Pace, mi dà la ragione quando dico che il governo si è addormentato ed ha reagito solo per cercare di approvare il progetto dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali”, ha affermato. 
 
Il gruppo di Uribe si sovrappone al governo, ripetono qui politologi e mass media egemonici intorno agli sgambetti interposti alla JEP, chiave nel risarcimento delle vittime della guerra in Colombia. 
 
A giudizio di Francisco Toloza, integrante del movimento Voci di Pace, compiere con la pace e con l’Accordo Finale esige onorare quanto pattuito. 
 
Kai Ambos, professore tedesco, referente mondiale in diritto penale internazionale, ha dichiarato, in un’intervista al quotidiano El Espectador, che non si può modificare un accordo senza il beneplacito dei firmatari. 
 
L’esperto internazionale assicura che senza sicurezza giuridica per gli ex guerriglieri dell’adesso partito Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune (FARC) e per i membri della forza pubblica, non è possibile raggiungere la pace. 
 
Ambos ha aggiunto che con l’elezione di Duque alla presidenza della Colombia sono preoccupanti gli ostacoli che sicuramente alzerà contro il lavoro della JEP. 
 
L’accademico ha enfatizzato che c’è una responsabilità dello Stato colombiano davanti alla società ed alla comunità internazionale che si deve prendere in considerazione prima di cambiare quanto pattuito. 
 
La cosa certa è che l’inizio di Duque, senza ancora essere in funzioni come capo di Stato, preoccupa molti settori nel paese; soprattutto, agli otto milioni che hanno votato per preservare l’Accordo di Pace, scegliendo il candidato del movimento Colombia Umana, Gustavo Petro. 
 
Dopo conoscere le modificazioni alla JEP, Petro ha affermato in twitter: “hanno già cominciato a fare a pezzi la pace”. 
 
Ed il presidente del FARC, Rodrigo Londoño, ha dichiarato che è grande l’incertezza sugli sforzi per raggiungere la pace con giustizia sociale. 
 
“Si sono impegnati a pervertire l’intenzione ed il contenuto di quanto accordato a L’Avana ed in larga misura sono riusciti a far penetrare nella mente di milioni di compatrioti alcune idee false di quanto pattuito e le loro implicazioni”, ha detto preoccupato. 
 
Secondo il massimo leader del partito FARC, il risultato del plebiscito di ottobre del 2016 ed il recente risultato elettorale è prova lampante dell’utilizzo dei pregiudizi e della manipolazione delle informazioni. 
 
Un’analista colombiana ha riflettuto, rispetto a quanto successo con la JEP nell’ultima settimana che è stata una specie di “colazione” col governo di Duque. 
 
Speriamo, ha affermato, che non si realizzi quel proverbio che afferma che dalla colazione si sa come sarà il pranzo (in italiano sarebbe: Il buongiorno si vede dal mattino”).  
 
 
 
Tania Peña, corrispondente di Prensa Latina in Colombia 

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