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Correa denuncia complotto contro di lui e spera di non essere estradato

Quito, 4 lug (Prensa Latina) L'ex presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, su chi pesa oggi un ordine di prigione preventiva e di cattura internazionale, ha insistito che è un complotto contro di lui e spera di non essere estradato.  

 
“Questa è una delle più brutali aberrazioni politiche, dei più grandi abusi contro un ex presidente. Obbligarmi alla prigione preventiva per un caso che è una totale assurdità!”, ha assicurato in Twitter, sulla disposizione della Corte Nazionale di Giustizia, relazionata col suo vincolo al presunto sequestro dell’ex legislatore Fernando Balda, nel 2012. 
 
In un video pubblicato in questa rete sociale, Correa ha fatto notare che in Ecuador si è vissuta nell’ultimo anno, la peggiore persecuzione politica della storia del paese, accompagnata dal linciaggio mediatico e da campagne di disinformazione, dirette dai gruppi della partitocrazia di sempre. 
 
Nella sua dichiarazione, ha ricordato che hanno già tentato, senza riuscirci, di incolparlo di negoziazioni corrotte e di aver incassato bustarelle da industrie petrolifere e dal crimine organizzato, del traffico di influenza, del sovraindebitamento, tra gli altri. 
 
Inoltre, ha chiarito che come nel caso dell’ex vicepresidente Jorge Glas, incarcerato per associazione illecita, non potranno mai dimostrare la corruzione né trovare un centesimo ricevuto da bustarelle. 
 
In quanto al caso Balda, per il quale è accusato, ha affermato che è un processo con un pubblico ministero incaricato, “scelto apposta”, fatto non contemplato dalla legge, ed inoltre c’è stato un cambiamento nel Consiglio della Magistratura, ora integrato da aperti nemici della Rivoluzione Cittadina, con l’obiettivo di metterlo dietro le sbarre. 
 
Si è anche pronunciato sull’allerta rossa per la sua cattura ed estradizione da parte dell’Interpol e la prigione preventiva imposta in un’udienza sollecitata dalla sua difesa per rivedere la misura cautelare applicata inizialmente di viaggiare dal Belgio, dove risiede, a Quito, ogni 15 giorni, con lo scopo di presentarsi davanti alla Corte Nazionale di Giustizia, fatto che descritto come impossibile. 
 
“La prigione preventiva è una sentenza anticipata ed in questa situazione non ha ragione di essere”, ha sentenziato. 
 
Secondo lui, il piano è per fargli perdere la libertà, ma ha anche considerato che l’estradizione non sarà possibile, né la prigione, perché non lo permetterà mai un paese come Belgio, dove c’è un vero stato di diritto. 
 
Per concludere, ha sentenziato che in Ecuador tutto è perso e la sua situazione non si risolverà giuridicamente, bensì per via politica, quando il potere ritornerà alle grandi maggioranze ed ha fatto un appello al popolo affinché scenda sulle strade. 
 
Ig/scm 

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