Il capo della diplomazia è stato in Corea del Nord agli inizi di luglio per dare continuità alla strada aperta dall’incontro che hanno sostenuto il 12 giugno a Singapore il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ed il massimo leader della Repubblica Popolare Democratica della Corea (RPDC), Kim Jong-un.
Da quella visita si sono sviluppate alcune differenze tra le parti, perché sebbene entrambi i governi hanno descritto le conversazioni come sincere, profonde e produttive, la RPDC ha fatto notare che la delegazione statunitense è arrivata solamente con la sua richiesta unilaterale e di stile da gangster per la denuclearizzazione.
Nonostante queste discrepanze, tutto sembrava pronto per muoversi in senso positivo quando giovedì scorso Pompeo ha annunciato che avrebbe viaggiato questa settimana a Pyongyang con Stephen Biegun, che ha presentato come nuovo rappresentante speciale per la nazione asiatica.
Tuttavia, il giorno dopo il capo della Casa Bianca ha annunciato improvvisamente la cancellazione di questa visita, con l’argomento che si non sta progredendo quanto basta rispetto alla denuclearizzazione della penisola coreana.
Il mandatario repubblicano ha attribuito a Cina parte della responsabilità, dicendo che il gigante asiatico non sta aiutando col processo come aveva fatto anteriormente, dovuto “alla nostra posizione commerciale molto più dura”, in allusione ai dazi imposti dalla sua amministrazione contro Pechino.
Come parte dell’annuncio, realizzato nel suo account di Twitter, Trump ha evitato di ricorrere alla retorica adirata che molte volte caratterizza i suoi messaggi ed ha assicurato che Pompeo spera di andare in Corea del Nord in un futuro prossimo, “molto probabilmente dopo che si risolva la nostra relazione commerciale con Cina”.
Nel frattempo, mi piacerebbe inviare i miei più cordiali saluti al presidente Kim Jong-un. Spero poterlo incontrare presto!”, ha aggiunto in un saluto che è sembrato qualcosa ben diverso dagli altri messaggi.
Un giorno dopo, il quotidiano Rodong Sinmun, organo ufficiale del Partito del Lavoro della Corea, ha accusato Washington di “preparare un complotto criminale per scatenare una guerra contro la RPDC, mentre manteneva un dialogo ipocrita con sorrisi”.
Tutto ciò è stata la risposta ad una notizia trasmessa nella radio sudcoreana che affermava che le forze statunitensi in Giappone realizzavano esercizi per “infiltrarsi a Pyongyang”.
Per il quotidiano, questi “passi militari” sono “eccessivamente provocanti e pericolosi”, mentre pregiudicano l’atmosfera di dialogo ottenuta durante l’incontro bilaterale di Singapore, nel quale i mandatari di entrambi i paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta.
In mezzo a questo stato di cose, la stampa statunitense ha diffuso che Trump ha deciso di cancellare la visita di Pompeo alla RPDC a causa di una lettera che il diplomatico ha ricevuto dal vicepresidente del Comitato Centrale del Partito del Lavoro della Corea, Kim Yong-chol.
Secondo la catena CNN, la missiva ha indicato che le conversazioni sulla denuclearizzazione della penisola coreana “sono nuovamente in gioco e possono distruggersi”.
Il testo ha aggiunto che Washington “non è ancora pronto” per compiere le aspettative della Corea del Nord “cioè fare un passo avanti per firmare un trattato di pace”, secondo tre fonti citate dalla rete televisiva.
Fino ad ora, gli Stati Uniti non sono mai stati disposti a rimpiazzare l’accordo di armistizio che ha concluso la Guerra della Corea (1950-1953) con un trattato di pace permanente e giuridicamente vincolante, che richiederebbe l’approvazione di due terzi del Senato di questo paese.
Per complicare ancora di più le conversazioni bilaterali, che sono state una grande speranza a livello internazionale, dopo mesi di tensioni e minacce belliciste, il segretario nordamericano della Difesa, James Mattis, ha affermato questo 28 agosto che non hanno intenzioni di sospendere gli esercizi congiunti con Seul.
Secondo il titolare, il Pentagono ha accettato di cancellare alcune manovre come una prova di buona volontà dopo l’incontro di Singapore, ma non vogliono farlo con nessun altra, anche se Pyongyang considera questi esercizi come una provocazione ed una minaccia agli sforzi per la pace.
Alcune fonti considerano che questo stato di cose potrebbe aprire la strada affinché certi personaggi dell’amministrazione Trump, che desiderano una posizione più ostile verso la RPDC, ottengano una maggiore influenza sul mandatario con questi propositi.
D’accordo col portale Vox, ora la preoccupazione è che il presidente statunitense consideri ben presto nuove misure al di fuori delle conversazioni, come punizioni economiche più dure o perfino un’opzione militare, in parte dovuto al consiglio di persone come il suo assessore di Sicurezza Nazionale, John Bolton.
Martha Andres Roman, corrispondente di Prensa Latina negli USA