Tra le manifestazioni di appoggio risaltano quelle dell’ex presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, che ha enfatizzato che “l’intervento non è una soluzione negoziabile (…) Venezuela ha bisogno di pace interna, cioè la convivenza è il punto principale, e dovremmo lavorare su questo”.
Mujica ha criticato fortemente l’attuale comportamento di Almagro e la maniera nella quale si dirige verso l’America Latina, ed ha considerato le sue azioni sleali per i paesi della regione e per tutti quelli che hanno appoggiato la sua candidatura come segretario generale.
Inoltre, ha sottolineato che la funzione dei leader e dei funzionari politici è “servire come ponte” affinché Venezuela possa continuare la sua sovranità e determinazione, nella cornice del rispetto della volontà di milioni di venezuelani, che appoggiano il Governo legittimo di Nicolas Maduro.
D’altra parte, il Movimento Canadese per la Giustizia Sociale “Fire This Time”, ha condannato decisamente le minacce sempre più frenetiche e violente degli Stati Uniti e del Canada contro il paese sud-americano.
“Non abbiamo bisogno di un ulteriore distruzione come in Iraq, Libia o Siria. Non possiamo darci il lusso che la nuova era della guerra e dell’occupazione estenda i suoi artigli sanguinanti in America Latina”, hanno condannato nel loro comunicato divulgato dalla cancelleria venezuelana.
Inoltre, il Ministero di Relazioni Estere dell’Uruguay ha emesso un documento di protesta nel quale respinge qualsiasi tentativo di intervento armato nella patria di Bolivar.
Il Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale (FMLN) del Salvador, ha denunciato che Almagro ha sorpassato le attribuzioni legali e politiche del suo incarico, e con le sue dichiarazioni “si somma all’onda di attacchi, aggressioni ed appelli all’intervento militare di un paese fratello, che dai settori imperialisti più retrogradi ed interventisti di Washington si allineano per asfissiare il processo rivoluzionario bolivariano”.
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