Dopo riunirsi nella Casa di Nariño (sede della presidenza) con l’ex presidente spagnolo Josè Maria Aznar, il capo di Stato colombiano ha confermato che non riattiverà le negoziazioni con la guerriglia fino a quando non liberi i rapiti.
“Mantengo quello che ho detto”, ha sentenziato Duque. “Non vogliamo più sequestri in Colombia, non vogliamo più terrorismo”, ha affermato.
Ieri, l’ELN ha offerto a Duque di pattuire un cessate il fuoco bilaterale, per abbassare l’intensità del conflitto.
Il Comando Centrale della guerriglia ha denunciato che il governo colombiano ha intensificato gli operativi militari nelle zone con presenza dell’ELN, mentre mantiene la retorica di esigere ai guerriglieri che cessino le loro azioni.
“Il futuro della Colombia non può essere la guerra, oggi più che mai si impone il dialogo e la necessità di far scomparire la violenza dalla politica per raggiungere la pace, che abbordi il superamento delle cause che originano il conflitto”, ha affermato la direzione dell’ELN.
Secondo la forza insorta, i suoi atti militari sono la risposta obbligata all’offensiva governativa.
Il Governo degli ex presidente Juan Manuel Santos e l’ELN hanno incominciato gli ora interrotti dialoghi di pace in febbraio del 2017 a Quito, capitale dell’Ecuador. Fino ad agosto scorso si manteneva un gruppo negoziatore con sede a L’Avana.
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