venerdì 26 Luglio 2024
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Gli Stati Uniti e l’uso conveniente dell’ONU

Gli Stati Uniti, che hanno abbandonato il Consiglio dei diritti umani dell'ONU sotto lo sguardo di molti critichi nel giugno scorso, sembrano disposti oggi ad usare questo tema nell'organismo multilaterale solo quando gli conviene. 

 
Quando l’ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite, Nikki Haley, ed il sottosegretario, Mike Pompeo, hanno divulgato tale decisione, hanno detto che si doveva ad un ipotetico maltratto contro il loro alleato Israele, e che i loro appelli per modificare l’istituzione non sono stati ascoltati. 
 
La controversa decisione statunitense è stata presa solo un giorno dopo che l’alto delegato per i diritti umani dell’ONU, Zeid Raad Al Hussein, ha definito abusiva ed inammissibile la politica dell’amministrazione di Donald Trump di separare i bambini immigranti clandestini dai loro genitori. 
 
“Il nostro impegno non ci permette di continuare ad essere parte di un’organizzazione ipocrita e centrata in sé stessa, che deride i diritti umani”, ha affermato Haley, che non ha fatto riferimento alle denunce contro il suo paese per abusi tanto dentro come fuori dalle sue frontiere. 
 
L’uscita di Washington del menzionato Consiglio è solo uno dei numerosi passi dati dal Governo del repubblicano per dare le spalle all’ONU, perché Trump ha anche deciso di tirare fuori gli USA dall’Unesco, dal Patto Mondiale sull’Immigrazione e dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico. 
 
Inoltre, ha smesso di consegnare i fondi all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati della Palestina in Medio Oriente, tra le altre azioni. 
 
Una settimana fa, nel momento in cui Haley ha annunciato che abbandonerà l’incarico alla fine di questo anno, l’ambasciatrice ha sostenuto, insieme al presidente nella Casa Bianca, che l’amministrazione ha ritagliato 1,3 mila milioni di dollari dal presupposto dell’ONU. 
 
Nonostante questa posizione verso l’organismo multilaterale, gli Stati Uniti hanno svolto questo martedì un incontro contro Cuba nella sala del Consiglio Economico e Sociale (Ecosoc), uno degli organi principali dell’ONU, come parte dei loro assalti verso l’isola per presunte violazioni dei diritti umani. 
 
La nazione caraibica ha denunciato che questa azione, la campagna denominata “Jailed for what” (Imprigionati perché), ha cercato di appannare il nome dell’ONU con un atto contro uno stato membro. 
 
Questo incontro, convocato dalla missione statunitense, ha costituito una farsa politica del peggiore gusto, fondata su falsi argomenti e con attori secondari, alcuni di provenienza cubana, che con un oscuro curriculum al servizio di una potenza straniera, si sommano alla scalata di azioni di Washington contro L’Avana. 
 
La stessa nazione che ha accusato di ipocrita il Consiglio dedicato ai diritti umani, che fa parte di solo 18 strumenti internazionali relazionati col tema, mentre Cuba è affiliata a 44, è nuovamente ricorsa a questo tipo di atti solo alcuni giorni prima che si voti nell’ONU sul bloqueo statunitense contro l’isola. 
 
Il prossimo 31 ottobre l’immensa maggioranza della comunità internazionale condannerà nuovamente il bloqueo economico, commerciale e finanziario imposto più di 55 anni fa, che è stato denunciato dalla maggiore delle Antille come la principale violazione dei diritti umani dei suoi abitanti. 
 
Contraddittoriamente, la questione dei diritti umani è usata dall’amministrazione statunitense per giustificare la permanenza di questa politica respinta da quasi il mondo intero e per ampie parti della popolazione degli Stati Uniti. 
 
L’azione svolta all’ONU si dà, inoltre, quando vari settori e la stessa stampa statunitense criticano l’impegno dell’amministrazione Trump coi diritti umani. 
 
Nella sua pagina digitale, la Leadership Conference on Civile and Human Rights (Conferenza di Leadership sui Diritti Civili ed Umani) enumera una lista di azioni dell’attuale governo statunitense che la coalizione considera retrocessioni in questa area. 
 
La conferenza, integrata da gruppi statunitensi che lavorano in difesa dei diritti civili, ha menzionato misure come il veto dei viaggi nei paesi musulmani, il tentativo di impedire alle persone transgender di servire nell’esercito, la decisione di eliminare il programma DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) ed il rifiuto di asilo politico alle vittime di violenza domestica e di bande giovanili. 
 
Che strano, che su questi ed altri temi che sono criticati continuamente al governo di Trump, la missione degli Stati Uniti presso l’ONU non ha previsto nessun evento nell’organismo multilaterale, né in un altro spazio! 
 
 
Martha Andres Roman, corrispondente di Prensa Latina negli USA 

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