Tali crimini cercano di zittire la libertà di espressione e rappresentano una maniera di intimorire i membri della corporazione, ha enfatizzato partecipando all’inaugurazione del seminario “Il Lavoro Giornalistico dalla Prospettiva dei diritti umani, Accesso all’Informazione e la Protezione dei Dati Personali”.
“Nonostante l’importanza del lavoro svolto dai giornalisti per informare, vengono perseguiti, sono minacciati, subiscono chiamate telefoniche anonime a tutte le ore, si danneggiano i loro beni patrimoniali, i loro veicoli, ma c’è anche la scomparsa dei reporter ed ancora peggio, la morte”, ha sentenziato.
Il presidente della CNDH ha affermato che i meccanismi di protezione servono da aiuto, ma non risolvono il problema, per cui “solo mediante il compimento della legge ed il combattimento dell’impunità nelle aggressioni ai giornalisti si potranno attaccare le basi che generano le condizioni per violare i loro diritti”.
Ha aggiunto che persistono gli attacchi ai reporter perché la gran maggioranza rimangono impuni, e quelli che esercitano questa professione in Messico spesso si vedono obbligati ad auto-censurarsi come conseguenza di attacchi, della persecuzione e delle minacce di morte provenienti dal personale del servizio pubblico e dal crimine organizzato.
Ig/ool