venerdì 26 Luglio 2024
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Disturbi violenti contro la candidatura di Evo Morales

Azioni violente sulle strade da parte di oppositori in Bolivia e manovre mediatiche del neoliberalismo internazionale confermano che un’altra operazione violenta cerca di ostacolare la rielezione del principale candidato alle elezioni presidenziali del 2019, il mandatario Evo Morales. 

 
“Occupazioni violente di istituzioni pagando dei vandali, cioè dei gruppi che distruggano le istituzioni pubbliche, giornate di violenza pianificate per cercare di distruggere quello che rappresenta la democrazia in Bolivia, questo è il vero piano che ha l’opposizione”, ha denunciato in una conferenza stampa il viceministro di Regime Interno e Polizia, Josè Luis Quiroga, descrivendo quanto è successo questo martedì nella città di Santa Cruz. 
 
In uno scenario molto simile a quello degli inizi del 2014, col rovesciamento del governo costituzionale di Victor Yanukovich in Ucraina, la violenza dell’opposizione boliviana e degli studenti dell’Università Gabriel Renè Moreno è terminata con l’incendio del Tribunale Elettorale Dipartimentale di Santa Cruz ed il saccheggio e la distruzione di altre istituzioni statali, secondo Quiroga. 
 
I canali di televisione boliviani hanno trasmesso le immagini di gruppi coi visi coperti che col pretesto di respingere la candidatura del binomio Evo Morales-Alvaro Garcia Linera, abilitata recentemente dal Tribunale Supremo Elettorale per le elezioni generali, hanno attaccato le installazioni dell’organo elettorale dipartimentale, l’Azienda delle Telecomunicazioni, l’edificio delle Imposte Nazionali ed il Palazzo di Giustizia. 
 
Quiroga ha assicurato che questi atti sono simili a quelli registrati nel 2008, quando elementi separatisti conservatori boliviani hanno cercato di consolidare un golpe che hanno chiamato “civico prefettizio”, per abbattere il primo statista indigeno. 
 
Quiroga ha anche ricordato che la settimana scorsa sono successi manifestazioni violente simili nel Tribunale Supremo Elettorale a La Paz, e che queste azioni di gruppi radicali contrattati da oppositori conservatori hanno provocato la morte di una donna che lavorava nel municipio Riberalta, a Beni. 
 
Da parte sua, la presidentessa della Camera dei Deputati, Gabriela Montaño, ha denunciato il vandalismo spinto dall’opposizione per i disordini registrati a Santa Cruz. 
 
“Che democrazia si difende distruggendo l’Organo Elettorale?”, si chiesta la legislatrice in un twitter ed ha precisato che questa è delinquenza. 
 
CAMPAGNA INTERNAZIONALE 
 
L’auge della violenza nel piano interno ha come antecedente una dichiarazione interventista promossa sabato scorso dal Forum Internazionale Iniziativa Democratica della Spagna e delle Americhe (IDEA), sulla Bolivia. 
 
Secondo il testo firmato da 20 ex presidenti a favore delle politiche neoliberali, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e l’Unione Europea, devono “mantenersi vigilanti e disporre le misure preventive ed effettive necessarie ed appropriate la rottura dell’ordine costituzionale e democratico accaduto in Bolivia sotto la presidenza di Evo Morales”. 
 
Criticando questa ventina di rappresentanti della destra internazionale, Morales ha ricordato che tra loro c’è l’ex titolare del governo spagnolo ed ex capo del Partito Popolare, Josè Maria Aznar, che nel 2003 ha appoggiato l’invasione militare diretta dagli Stati Uniti contro l’Iraq. 
 
“Non so se i 20 ex presidenti hanno una certa coscienza sociale, un certo sentimento di umanità: loro rappresentano il capitalismo e difendono di più il capitalismo e l’impero che il popolo od i popoli del mondo”, ha concluso lo statista boliviano, in una conferenza pubblica a Ripara, nel dipartimento  di Pando. 
 
Jorge Petinaud, corrispondente di Prensa Latina in Bolivia

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