martedì 26 Novembre 2024
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La ricostruzione di Aleppo ed il rinascere di una storia millenaria

A poco più di due anni dalla sconfitta dei gruppi terroristici, la città siriana di Aleppo si sta ricostruendo per propiziare il rinascimento della storia millenaria del suo centro antico. 

 
Le prime orme di civiltà dell’urbe risalgono all’anno 1860 prima di Cristo e costituiscono un amalgama documentata dei successivi imperi ittita, arabo e persiano e le irruzioni fallite delle crociate cristiane. 
 
Tra il 2012 e la fine del 2016, i 420 chilometri quadrati che integrano la sua area metropolitana, è esistito un fronte di battaglia tra gli elementi terroristici e le forze dell’esercito siriano e milizie alleate. 
 
I drammatici risultati implicano la distruzione del 10% delle installazioni storiche in tutta l’urbe e circa il 30% solamente nel centro storico, in numerose occasioni fatte scoppiare con dinamite e saccheggiate dagli estremisti armati. 
 
La zona da ricostruire è di difficile accesso per le sue strade strette e la disseminazione di circa 16 mila proprietà che includono piccoli negozi e mercati od abitazioni, ed i cui padroni o investitori saranno indennizzati dal Governo col 70% del costo totale, come ha spiegato a Prensa Latina, Ahmad Al Ahmat, direttore del Dipartimento incaricato della parte antica della città. Tutto il lavoro si fa per tappe sulla base del compimento degli aspetti tecnici per riabilitare e preservare monumenti ed ha smentito i dati delle Nazioni Unite di una distruzione di circa il 60% perché nessuno dei suoi esperti o specialisti è stato ad Aleppo, né prima né dopo la sua liberazione e risponde a criteri di disinformazione e gestione manipolata della realtà. 
 
La ricostruzione abbraccia attualmente tutta la città ed in questione la zona del centro storico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1986 e che occupa 350 ettari (3,5 chilometri quadrati) ed include la stessa cittadella, mercati come Al Medur, la Gran Moschea, la scuola di Halawiyè, l’hotel Baron, la cattedrale di San Elias ed il bagno di Yalgamma, questo ultimo tipico dell’epoca dell’Impero Ottomano. 
 
Nella ricostruzione intervengono i ministeri dei Temi Religiosi e quello di Cultura che intraprendono inoltre opere di restaurazione, ricostruzione e riabilitazione in più dei 50 quartieri che compongono la struttura amministrativa di Aleppo, attualmente con più di un milione e mezzo di abitanti e capoluogo della provincia con lo stesso nome di 18500 chilometri quadrati e confinante con Turchia. 
 
Il riscatto della storia millenaria della località, dove convivono musulmani, cristiani ed etnie minoritarie come armeni, ceceni, turcomanno, albanesi, bosniaci e bulgari, tra gli altri, è sede del Patriarcato della Chiesa Ortodossa di Antiochia. 
 
Aleppo è una città culla della cultura islamica, dove si parla un dialetto arabo levantino, ed è definita anche come centro della musica araba tradizionale, dolci e cibi originali, elaborazione di broccati molto raffinati, si confezionano tessuti vari, ricami e tappeti ed il cui riscatto è ora una sfida alla quale si affrontano i siriani. 
 
Fino ad oggi, questi compiti ingenti contano su un’attiva collaborazione della Russia, fondamentalmente con l’apporto della Fondazione non governativa Aga Khan, creata nel 1967 e diretta oggi da Aga Khan IV, iman degli ismaeliti sciiti e con obiettivi altruisti e non con base confessionale, con sede a Londra, ed i cui rappresentanti sono ad Aleppo dall’anno 2000, l’unica con queste caratteristiche presente in Siria. 
 
Aleppo è, nell’attuale fase di ricostruzione in questa nazione del Levante, una sfida per i siriani, dedicati la riscatto di una storia millenaria e che ricorda il paese come il punto di convergenza storica tra Asia, Africa,  Medio Oriente ed Europa.

Pedro Garcia Hernandez, corrispondente in Siria di Prensa Latina 

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