In dichiarazioni a Prensa Latina, lo specialista palestinese ha commentato che Gaza soffre l’assedio israeliano in tutti i settori ed ha vissuto tre guerre distruttive che hanno causato una dura crisi umanitaria in quella zona.
La disoccupazione ha superato il 60% -ha puntualizzato – e la povertà raggiunge un 45%, senza contare il deterioramento nei servizi sanitari, colpendo in maniera significativa gli abitanti della zona confinante.
D’accordo con Al Harazin, i violenti confronti del novembre scorso, considerati come i più violenti dalla guerra del 2014 a Gaza, hanno generato un’acutizzazione del conflitto tra le forze israeliane ed il movimento Hamas, che non vuole perdere il controllo sulla Striscia, ha detto.
Ha inoltre affermato che il conflitto palestinese-israeliano è uno dei più prolungati e complessi nella storia del Medio Oriente, e questo 2018 è terminato senza una soluzione favorevole, a dispetto degli appelli internazionali.
Riferendosi al ruolo dell’Egitto nella mediazione della controversia, Al Harazin ha segnalato che le negoziazioni svolte dal paese nordafricano da vari anni cercano di proteggere il popolo palestinese, garantire un cessate al fuoco definitivo tra l’esercito israeliano e Hamas, ed ottenere la riconciliazione interna in Palestina.
Israele non solo assassina i palestinesi -ha chiarito – ma anche distrugge le loro case in forma violenta senza rispettare le leggi e l’appello internazionale.
Lo specialista ha aggiunto che la causa palestinese è soprattutto in una situazione che continua a cambiare in peggio dall’arrivo al potere del presidente statunitense, Donald Trump, che tenta con Israele, distruggere la soluzione dei due Stati.
Questo ha generato un movimento di resistenza popolare che non si fermerà fino a che Palestina sia riconosciuta davanti al mondo come uno stato legittimo ed indipendente, ha concluso.
Ig/nta