Gli sforzi nel Campidoglio per risolvere le differenze si sono intensificate questo venerdì 8 febbraio e secondo i mezzi di stampa, continueranno il fine settimana.
Alcuni osservatori considerano che il comitato negoziatore bipartitico potrebbe arrivare ad un punto di incontro prima del lunedì, quello che altri vedono come un eccesso di ottimismo.
Nonostante, la Camera dei Rappresentanti -controllata dai democratici -, si sta preparando con alcuni piani di emergenza, in caso che le discussioni falliscano.
Per ciò, il gruppo di 17 legislatori sta allestendo un progetto di finanziamento temporaneo che permetta di mantenere in funzione il Dipartimento di Sicurezza Nazionale ed altre agenzie federali oltre il 15 febbraio.
Il mandatario repubblicano ha esatto al Congresso 5700 milioni di dollari per costruire una barriera di acciaio od un muro in alcune zone della frontiera degli Stati Uniti col Messico, con l’obiettivo di affrontare l’immigrazione illegale ed il narcotraffico.
Tuttavia, i democratici si oppongono dall’inizio ad includere in qualunque preventivo i fondi sollecitati dal capo della Casa Bianca, un fatto che ha provocato la chiusura parziale del governo in dicembre e per 35 giorni.
Il shutdown più lungo nella storia del paese si è interrotto mediante un accordo temporaneo di tre settimane che si conclude tra una settimana.
Nel suo discorso annuale sullo Stato dell’Unione, martedì, davanti alle due camere del Legislativo, Trump ha dedicato quasi 15 dei 90 minuti della sua allocuzione per difendere la necessità di un muro nella frontiera meridionale, un’opera che, inoltre, costituisce per lui un’incompiuta promessa della campagna elettorale.
Intanto, per la terza occasione, il legislatore democratico Al Green decide oggi di forzare una votazione nella Camera dei Rappresentanti per realizzare un impeachment (giudizio politico) contro il presidente statunitense, Donald Trump.
In un comunicato consegnato ai mezzi di stampa, Green ha affermato che il combattimento al fanatismo deve “cominciare dall’alto”.
La crisi nello stato della Virginia, dove i tre principali funzionari eletti sono sotto il fuoco delle accuse di razzismo e persecuzione sessuale, “è un sintomo di una sindrome più grave che colpisce il nostro paese come risultato di non combattere il fanatismo, come fa il presidente Trump”, ha affermato.
Per il legislatore, il rifiuto di questi funzionari a rinunciare si deve, quasi totalmente, all’impunità con cui agisce il mandatario “sfidando quelli che hanno l’autorità ed il potere di destituirlo a livello costituzionale”.
“Già non osserviamo il fanatismo; ora il fanatismo ci osserva dall’alto”, ha concluso.
Deisy Francis Mexidor, giornalista di Prensa Latina