venerdì 26 Luglio 2024
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Cuba e la spada di Damocle delle Legge Helms-Burton

Le azioni degli Stati Uniti per incrudire il bloqueo economico, commerciale e finanziario contro Cuba, applicando la Legge Helms-Burton, hanno come controparte nell'Isola un muro giuridico dall'approvazione della legislazione anticubana 23 anni fa. 

 
Agli inizi di marzo, come un nuovo passo nella loro politica aggressiva verso la nazione caraibica, il governo degli Stati Uniti ha autorizzato, a partire dal 19 dello stesso mese, le denunce in tribunali statunitensi contro entità cubane, più di 200, comprese in una lista unilaterale derivata da sanzioni per asfissiare l’economia della maggiore delle Antille. 
 
Il Dipartimento di Stato ha accompagnato la sua decisione con un “suggerimento” agli investitori stranieri, affinché riconsiderino, se incorrono in “traffico” di beni confiscati, come denomina Washington le nazionalizzazioni realizzate dopo il trionfo della Rivoluzione con un processo conforme alle norme internazionali. 
 
Davanti alla posizione della Casa Bianca, il cancelliere cubano, Bruno Rodriguez, ha assicurato agli imprenditori stranieri che lavorano con l’Isola tutte le garanzie per l’investimento ed i progetti congiunti, ed ha confermato che hanno come appoggio le leggi cubane, il Diritto Internazionale e le legislazioni dei loro stessi paesi. 
 
L’Avana ha anche sottolineato le garanzie all’investimento straniero raccolte nella nuova Costituzione della Repubblica, ratificata nel referendum del 24 febbraio da quasi sette milioni di persone, di cui l’86,8% sono accorsi alle urne. 
 
Washington ha basato la sua scalata sull’aggressione contro Cuba nel Titolo III della Legge Helms-Burton che permette a qualunque cittadino o azienda statunitense di presentare dei reclami presso i tribunali del paese settentrionale su proprietà nazionalizzate dopo il trionfo della Rivoluzione del 1º gennaio 1959. 
 
I presidenti degli Stati Uniti avevano sospeso in maniera consecutiva l’applicazione dello stessa per sei mesi, ma in gennaio di quest’anno, Donald Trump ha annunciato che l’avrebbe fatto per soli 45 giorni e, agli inizi di marzo, ed il Dipartimento di Stato l’ha prorogato per altri 30 giorni. 
 
La Helms-Burton che codifica il bloqueo economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti hanno imposto quasi sei decadi fa, è diretta a fortificare il cerchio a livello internazionale e stabilire un piano di transizione e di ingerenza nella nazione caraibica. 
 
Allo stesso modo, proibisce l’entrata negli Stati Uniti dei dirigenti e familiari che mantengano commerci nelle entità nazionalizzate, senza importare il paese da dove procedano. 

RIFLESSIONI DI UN’ ESPERTA 
 
In intervista con Prensa Latina, la vice direttrice del Centro di Studi Emisferici e sugli Stati Uniti (Cehseu) dell’Università de L’Avana, Olga Rosa Gonzalez, ha segnalato che Washington pretende fortificare il bloqueo contro Cuba per ottenere il suo desiderato obiettivo di un cambiamento di regime. 
 
Tanto è vero che nel 1996 hanno violato in numerose occasioni lo spazio aereo cubano gli aerei da turismo dei Hermanos al Rescate, organizzazione controrivoluzionaria con grandi vincoli con la CIA. 
 
Questo gruppo, ha osservato, è strettamente relazionato anche con l’estrema destra radicata nella città statunitense di Miami, responsabile di azioni terroriste portate a capo dentro e fuori dal territorio nazionale. 
 
D’accordo con l’investigatrice, Cuba ha messo in allerta in varie opportunità il governo degli Stati Uniti per gli incidenti, ma Washington non ha fatto nulla, ed in un atto di legittima difesa le autorità dell’Isola hanno abbattuto il 24 febbraio 1996 due aerei da turismo. 
 
Il deplorevole fatto, che era potuto essere evitato dagli Stati Uniti, è stato sfruttato dai senatori Jesse Helms e Dan Burton per presentare all’allora presidente Clinton la legge che nessuno osava firmare, perché realmente aveva un marcato carattere extraterritoriale. 
 
Si tratta di una legge statunitense che ha carattere extraterritoriale e che coi suoi quattro titoli merita la qualifica di illecita, genocida, interventista e contraria al Diritto Internazionale, ha concluso. 
 
Livia Rodriguez, giornalista di Prensa Latina

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