venerdì 26 Luglio 2024
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Ecuador: eco di una marcia nazionale per i diritti del popolo

Le immagini della manifestazione effettuata nel centro storico di Quito, rimangono oggi nelle menti di molti ecuadoriani che hanno vissuto una giornata di denunce e repressione. 

 
Migliaia di persone hanno assistito ad una mobilitazione, organizzata dal Movimento Rivoluzione Cittadina, in protesta contro misure economiche applicate dal Governo nazionale, come i licenziamenti, aumenti dei prezzi dei combustibili e recentemente, il ritiro dell’asilo diplomatico al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange e la sospensione della sua cittadinanza. 
 
L’accordo previsto col Fondo Monetario Internazionale, che ha già iniziato a riscuotere in questa nazione andina, è stato un altro motivo di protesta, come il caso INA Papers, come si conosce lo scandalo di corruzione, sotto investigazione, nel quale è incluso il capo di stato, Lenin Moreno, per un presunto vincolo con un’azienda offshore familiare. 
 
La convocazione della manifestazione, fatta dall’ex presidente Rafael Correa, e dirigenti della formazione politica, rappresentava un’azione pacifica, al fine di esigere al governo di mantenere le promesse per le quali è stato scelto, nel 2017, per dare continuità alla chiamata Decade Guadagnata, di risultati sociali, politici ed economici. 
 
Tuttavia, dopo un percorso, che è partito dalla Piazza de El Alborito ed ha continuato sul viale 10 agosto fino ad arrivare al centro storico della capitale, avvicinandosi al Palazzo di Carondelet, sede della presidenza della Repubblica, i manifestanti hanno incontrato barriere della polizia che  hanno ostacolato loro il passaggio. 
 
In alcuni punti la moltitudine è stata soffocata mediante l’uso di gas lacrimogeni, da parte dei poliziotti, che in alcune occasioni hanno cercato di allontanare il popolo dalle barriere mediante l’uso di agenti a cavallo. 
 
Vari feriti, come persone colpite dall’irritazione e da disturbi causati dai gas lacrimogeni sono stati alcuni dei risultati della manifestazione, che è durata diverse ore, ed ha avuto pronunciamenti dell’ex presidenta dell’Assemblea Nazionale Gabriela Rivadeneira e dell’appena eletta prefetta di Pichincha, Paola Pabon, tra gli altri dirigenti. 
 
Secondo i manifestanti, le forze dell’ordine hanno impedito loro di esercitare il loro diritto alla libertà di espressione ed hanno optato per la repressione, qualcosa che non si vedeva da anni. 
 
Da parte sua, in dichiarazioni a diverse trasmissioni radio, la ministra degli Interni, Maria Paula Romo, ha affermato che gli atti violenti, che ha descritto come inusitati, sono stati provocati dai manifestanti. 
 
“Ci sembra che dal punto di vista politico, c’è una strategia messa a fuoco esclusivamente per debilitare il presidente Moreno in una maniera irresponsabile”, ha segnalato ed ha sentenziato che la polizia ha risposto facendo l’uso proporzionale e progressivo della forza, cioè ha fatto semplicemente il suo lavoro. 
 
La maggioranza degli slogan e dei cartelloni che hanno accompagnato la manifestazione si incentravano esigendo di mettere fine ai licenziamenti di massa in settori come quello della salute, non permettere l’entrata, nuovamente dell’FMI in Ecuador, liberare Julian Assange e nella rinuncia del presidente Lenin Moreno. 
 
Sinay Cespedes Moreno, corrispondente di Prensa Latina in Ecuador

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