A dispetto del suo disaccordo con la legge statutaria della JEP, Duque aveva promesso che avrebbe rispettato la sentenza della Corte Costituzionale che otto giorni fa ha sentenziato che le obiezioni presidenziali alla legge di pace sono state respinte da entrambe le camere del potere legislativo in Colombia.
Il passato 10 marzo il mandatario ha presentato alcune obiezioni alla JEP che sono state qualificate dai gruppi alternativi e da specialisti nella materia come incostituzionali e contrarie allo Stato di Diritto e centrate a distruggere il principale strumento dell’accordo negoziato a L’Avana.
Portato il tema al Congresso, l’8 aprile la Camera dei Rappresentanti ha respinto le obiezioni in modo contundente: 110 voti contro 44.
Dopo una vera battaglia campale tra difensori e detrattori dell’Accordo di Pace, a causa della posizione assunta dalla presidenza del Senato, il tema è passato alla Corte Costituzionale affinché decidesse la legittimità o no di questa votazione, che ha respinto le obiezioni di Duque.
E finalmente l’alto tribunale ha indicato che i 47 voti nella Camera Alta sono stati sufficienti per affondare le obiezioni.
La decisione della Corte è stata applaudita dalle Nazioni Unite che hanno affermato che l’entrata in funzionamento della legge statutaria contribuisce a diminuire l’incertezza giuridica e permette di conferire alla JEP una cornice giuridica chiara sui suoi procedimenti.
La giustizia di transizione è considerata il midollo dell’Accordo di Pace, vitale nella ricerca della verità, della giustizia e del risarcimento per le vittime della guerra.
Ig/tpa