Enrique Guejia Meza, è stato assassinato nel sentiero (tipo di suddivisione territoriale dei municipi) La Luz con colpi di arma da fuoco, ha denunciato l’Associazione dei Cabildos Indigeni del Nord del Cauca.
“Il leader non era stato minacciato individualmente, e quando si muoveva aveva sempre il suo bastone che dimostrava la sua autorità, fatto che dimostra l’esecuzione di un ‘piano pistola’ contro le autorità indigene della zona”, ha spiegato l’Associazione.
In tale senso, ha sottolineato l’allerta massima a tutte le autorità, strutture organizzative e comunità per fortificare i meccanismi di protezione e controllo in ogni territorio e sommarsi agli esercizi di giustizia che si svolgono nella zona.
Inoltre, ha reiterato “l’appello alla comunità nazionale ed internazionale per fortificare il suo appoggio al popolo Nasa in questi momenti ed incidere sul fatto che lo Stato colombiano compia con le sue responsabilità”.
Il 3 agosto scorso è stato assassinato Josè Eduardo Tumbò, difensore dei diritti umani.
Tumbò, un contadino di 34 anni e partecipante della Minga Sociale per la Vita, il Territorio, la Democrazia e la Pace è stato attaccato da uomini armati nel settore conosciuto come La Virgen, hanno riportato mezzi locali di stampa.
La vittima era integrante della Giunta di Azione Comunale del sentiero El Vergel e membro dell’Associazione dei Lavoratori Pro-costituzione Zone di Riserva Contadina del municipio di Caloto.
Dopo questo avvenimento, la Polizia Nazionale e la Procura Generale hanno iniziato le investigazioni.
Appena quattro giorni fa è stato assassinato, sempre nel nord del Cauca, il guardiano indigeno Gersain Yatacue.
In questo contesto differenti voci espongono che la situazione di violenza si acutizza mentre il presidente Ivan Duque insiste a dichiarare che dall’inizio del suo governo c’è stata una riduzione del 35% negli assassinati.
Il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca ha denunciato un incremento enorme degli assassinati, minacce, segnalazioni e persecuzioni contro quelli che costruiscono la pace in Colombia.
“Denunciamo alla comunità nazionale ed internazionale le continue e sistematiche minacce contro quelli che scommettono sulla pace, delle quali sono vittime le autorità e la guardia indigena nel nord del Cauca, come le comunità contadine, che cercano di vivere in pace con tutta la società”, ha enfatizzato.
Dal partito Movimento Alternativo Indigeno e Sociale, hanno affermato recentemente che “in Colombia c’è un massacro sistematico di leader sociali”.
“Nelle comunità indigene lo stiamo soffrendo, come i contadini, le comunità afrodiscendenti, i sindacalisti, quelli che difendono l’ecosistema, il territorio”, hanno dettagliato i suoi rappresentanti.
Inoltre, l’Istituto degli Studi per lo Sviluppo e la Pace (Indepaz) ha segnalato che dal 1º gennaio 2016 al 20 luglio 2019, hanno assassinato in Colombia 738 persone tra leader sociali e difensori dei diritti umani.
Da quando è stato firmato in novembre del 2016 l’Accordo di Pace tra lo Stato e l’ex guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionari della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP) fino a luglio scorso, sono stati uccisi 627 ex guerriglieri, ha puntualizzato.
Ci sono attualmente 1351 leader sociali minacciati in Colombia, e dove si contano frequenti assassinati di persone che difendono i diritti umani, l’ecosistema e la pace.
Il difensore del Popolo, Carlos Negret, ha sottolineato che “non deve più morire assassinato nessun leader. Esiste una mancanza coordinazione del Ministero di Difesa, degli Interni e delle associazioni territoriali”.
Masiel Fernandez Bolaños, corrispondente di Prensa Latina in Colombia